Stupri di Rimini, Butungu è stato trasferito a Pesaro

La prova del Dna per i quattro del branco. Si indaga su altri casi di aggressioni sessuali tra Rimini e Pesaro

Guerlin Butungu con gli agenti della squadra mobile (foto Ansa)

Guerlin Butungu con gli agenti della squadra mobile (foto Ansa)

Pesaro, 8 settembre 2017 - L’ultima parola al Dna, la prova regina. Per questo ieri i quattro del branco hanno ricevuto in carcere la ‘visita’ dei poliziotti che armati di tamponi hanno prelevato la saliva. Una volta estratto il profilo, ci penseranno gli specialisti della Scientifica a comparare quello dei quattro, con le prove biologiche trovate sulle scene dei crimini.

Intanto, mentre i due fratelli marocchini sono stati separati (uno è rimasto a Bologna l’altro è da due giorni rinchiuso a Torino), ieri mattina Guerlin Butungu (FOTO), indicato come il capo carismatico del gruppo, è stato trasferito nel carcere di Pesaro, dal momeno che la casa circondariale di Rimini non ha sezioni predisposte per i detenuti che hanno commesso reati sessuali. Sezioni isolate che li ‘proteggano’ dalle tentazioni degli altri carcerati di fare giustizia sommaria.

Nel frattempo, gli investigatori della Squadra Mobile stanno mettendo insieme i pezzi del puzzle. Che rimanda un quadro molto più grande, se possibile, di quello ipotizzato all’inizio.

Secondo una prima ricostruzione su cui stanno cercando ulteriori riscontri, la notte del 25 agosto, il branco avrebbe consumato almeno due rapine, ai danni di giovani turisti. Colpi messi a segno mentre i quattro risalivano dalla zona del porto verso Miramare. Una scansione fatta di violenza, culminata con il massacro dei due ragazzi polacchi e della transessuale peruviana.

Non solo, gli inquirenti stanno anche investigando su altre rapine e soprattutto su altre violenze che si sarebbero consumate nel corso dell’estate tra Rimini e Pesaro. Non stupri veri e propri, ma comunque aggressioni sessuali che non si sono concluse solo per pura fortuna.

Come nel caso della giovane di Legnano, scappata via da Guerlin Butungu che a quanto racconta si era già calato i pantaloni. O come quella avvenuta a Pesaro, a luglio, fuori da un locale, ai danni di una ragazza che faceva parte della stessa compagnia del congolese e dei magrebini. Salvata, ha raccontato uno dei due fratelli marocchini, dagli altri della comitiva che gliela hanno sottratta appena in tempo, trascinandolo via.

I quattro continuano invece a rimpallarsi le responsabilità, tutti negano gli stupri: il congolese li attribuisce ai tre minorenni e i ragazzini a lui. Oggi A Bologna verrà interrogato di nuovo il più giovane dei due fratelli che non ha ancora compiuto 15 anni. Butungu invece avrebbe chiesto di parlare con gli agenti della Polizia penitenziaria. Forse perchè si sente solo, o magari per cambiare versione per l’ennesima volta.