Stupro fuori dalla discoteca Gabicce, il 35enne nega: "Sesso libero". Ma resta in carcere

Entrambi turisti in vacanza a Riccione, lui veneto, lei lombarda. E' stato ritenuto capace di reiterare il reato e per un pericolo di inquinamento delle prove

Stupro fuori dalla discoteca Baia Imperiale di Gabicce (foto di repertorio))

Stupro fuori dalla discoteca Baia Imperiale di Gabicce (foto di repertorio))

Gabicce, 5 agosto 2022 - Rimane in carcere il 35enne di Venezia accusato di aver violentato una turista lombarda di 18 anni , all'esterno della discoteca Baia Imperiale di Gabicce monte. Dopo il fermo della polizia di Rimini, la procura di Pesaro (che ha la competenza sul caso) ha chiesto e ottenuto dal gip l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'uomo, ritenendolo ancora capace di reiterare il reato di stupro e lesioni e per un pericolo di inquinamento delle prove che gli arresti domiciliari permetterebbero di realizzare.

L'uomo, secondo la procura, potrebbe contattare testimoni e amici di quella notte, tra il 28 e il 29 luglio, ed indurli ad offrire una versione addomesticata dei fatti. Che invece, secondo gli inquirenti (la Mobile di Rimini dove il padre e la ragazza hanno presentato la querela il 30 luglio scorso), trovano plurimi riscontri. Per la difesa invece, avvocato Alberini di Venezia, il suo cliente ha sempre affermato di aver avuto un rapporto consenziente con la ragazza, la quale non avrebbe mai manifestato contrarietà a ciò che stavano facendo nell'auto dell'uomo. Ma non la pensa così né la ragazza né la magistratura di Pesaro.

"E’ stato un rapporto consenziente avvenuto in macchina nel parcheggio della discoteca Baia Imperiale di Gabicce monte. La stessa ragazza non ha parlato di violenza. Ha spiegato di aver subìto passivamente tutto per la paura che un no avrebbe scatenato una reazione. Ma sono suoi pensieri". Con queste parole l’avvocato Renato Alberini, di Venezia, difensore del 35enne ieri aveva offerto la versione dei fatti del suo assistito (ora rinchiuso in carcere).

L'avvocato difensore

"Io sono un avvocato e non un medico ma rimango sconcertato dal referto rilasciato dall’ospedale di Rimini. Leggo che la ragazza ha avuto 45 giorni di prognosi per lesioni ma i medici non indicano quali siano queste lesioni, dove sono i segni di una violenza fisica, gli eventuali lividi, graffi, ecchimosi. Non c’è scritto nulla. Poi si specifica che i rapporti sessuali ’molto forti’ sono stati di due tipi, e che questo può aver comportato delle conseguenze ematiche ’non macroscopiche’. Ma senza produrre riscontri. Il mio assistito ha confermato al giudice il rapporto sessuale e ciò che a suo dire è accaduto quella sera. Che ripercorro in base alle dichiarazioni messe a verbale davanti al gip che ha convalidato il fermo disponendo l’arresto domiciliare con braccialetto elettronico. Il problema è che non ce ne sono a disposizione di braccialetti, e quindi il mio assistito rimane in carcere. Parliamo di un imprenditore immobiliare incensurato, con attività a Milano, originario di Venezia. Quella notte tra il 28 e il 29, rivede la ragazza che aveva appena conosciuto il 25. Escono alle 4 e vanno nella Bmw serie X3 del mio cliente ferma nel parcheggio. Consumano questo rapporto sessuale e non ci sono percosse, comunque lesioni come si legge nell’atto d’accusa".

Un caso con due verità opposte: lui nega, lei invece non ha dubbi

"Poco dopo le 5 – dice l’avvocato Alberini – un’amica della ragazza e un amico del mio cliente vanno alla macchina, salgono e partono tutti e quattro verso Riccione. Una volta fatte scendere le ragazze, la 18enne confida all’amica la presunta violenza. La sera stessa del 29, la giovane va in ospedale accompagnata dal padre, poi il mattino dopo si presenta in questura alle 9 e denuncia. Alle 18, il mio cliente è fermato per pericolo di fuga. Stava partendo per Gallipoli insieme agli amici. Chiedo a tutti prudenza, attenzione e pazienza per evitare processi sommari in tutti i sensi".