Stupri di Rimini, chi è Guerlin Butungu

Congolese di 20 anni, richiedente asilo dai mille amici e mille lavori. Una volta preso ha mantenuto l'atteggiamento di sfida

Butungu è l'ultimo dei quattro assicurati alla giustizia

Butungu è l'ultimo dei quattro assicurati alla giustizia

Pesaro, 3 settembre 2017 - Un giovane deciso, freddo, violento. Guerlin Butungu, 20 anni, congolese, era armato con un coltello che secondo gli inquirenti non avrebbe esitato a usare in caso di pericolo. Butungu, profugo per ragioni umanitarie era arrivato a Pesaro a novembre 2015. Poi lo scorso aprile, una volta uscito dal programma, aveva fatto un po' di tutto, dal cameriere, al carrelista per eventi, al calciatore. Sempre impeccabile, in completo scuro e papillon, per andare alle adunanze dei testimoni di Geova (come semplice interessato). 

Insomma, nulla che facesse immaginare quello che poi si sarebbe rivelato. I suoi compagni di squadra della Csi Delfino di Fano e i dirigenti non avevano idea di chi fosse. Era riuscito a crearsi attorno una forte rete di conoscenze e amicizie, trovando alloggio qua e là, ospitato da connazionali a cui non garantiva neppure il pagamento dell'affitto. Ma pur essendo senza una casa aveva un guardaroba fornitissimo. 

Butungu non ha avuto il tempo di preparare la fuga. Fino alle 17 non sapeva di essere braccato perché non aveva la minima percezione della scelta fatta dai due minorenni di Vallefoglia di andare a costituirsi su imposizione del padre, che li aveva riconosciuti nel frame del video pubblicato dal Carlino (qui sotto il video integrale).

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Così Butungu ha iniziato a telefonare a degli amici che potessero ospitarlo ma senza successo. Il suo telefono, intercettato subito dallo Sco, ha cominciato a scompaginare informazioni per gli inquirenti. Sapevano che si trovava a Pesaro. Alle 2 di notte lo hanno visto in bicicletta, all'altezza del parco Miralfiore. Lui si è accorto di essere circondato ma non si è arreso. Ha lasciato la bicicletta e si è gettato all'interno del parco dove ha fatto perdere le tracce ma gli sono caduti anche i documenti.

A quel punto non c'erano più dubbi. Era lui. Alle 5 è arrivato in stazione, in mezzo ad altre persone, è stato osservato ed è stato in qualche maniera spinto a salire su un convoglio diretto a Milano. La polizia in borghese ha accerchiato lo scompartimento e quando il convoglio è arrivato a Rimini, in sicurezza, hanno bloccato Butungu. Che ha cercato di negare la sua identità. Scattate le manette, non ha pianto né è crollato. Ha mantenuto l'atteggiamento di sfida. In tasca aveva sempre il coltello (guarda qui le foto dell'arresto). 

La sua presenza a Pesaro e a Vallefoglia subisce negli ultimi due mesi un vuoto di informazioni. Esce dalla comunità casa Freedom e non si hanno sue notizie. Non ha un lavoro stabile, non ha una macchina, ma forte rete di conoscenze. Non sembra aver commesso reati per i quali sia stato denunciato ma è il capo di un gruppo di minorenni, tra cui i due fratelli marocchini, che hanno già fatto furti, piccolo spaccio, atti di violenza spicciola.

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Lui li guida, ma non appare. Non avendo auto, si muovono in autobus e treni. A Vallefoglia li temono, perché hanno atteggiamenti di prepotenza. Il sindaco Palmiro Ucchielli dice: "Non c'erano segnali di delinquenza evidenti almeno dal mio punto di vista". Fino all'altro ieri. Il resto è cronaca di oggi. 

Butungu è regolare in Italia grazie a un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il permesso scade nel 2018. L'uomo, aveva fatto anche richiesta di asilo politico. Sulla sua pagina facebook il giovane oltre ad alcune foto che lo mostrano al mare, o con alcuni amici in discoteca, o vestito con un completo elegante in giacca e cravatta, il 24 agosto 2016 aveva postato, in francese, un commento addolorato sul terremoto che aveva colpito il centro Italia esprimendo le sue "condoglianze" alle famiglie coinvolte.

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