Sui tetti infuocati o vicini ai forni a 400 gradi Ecco i dannati che lavorano nella canicola

Parlano un muratore, un giardiniere, un cameriere. Le pause per riposarsi. E quel litro di acqua bevuto ogni ora per idratarsi

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di Teobaldo Bianchini

E’estate, è molto caldo e la gente va al mare durante il weekend per rinfrescarsi ma durante la settimana, i lavoratori, come affrontano questo clima?

Come hanno vissuto questi primi due mesi di caldo talmente afoso che a volta tagliava le gambe, soprattutto sul posto di lavoro? Chi lavora in ufficio con l’aria condizionata probabilmente non si sarà posto questo problema (sollevato anche dai sindacati), ma chi lavora nei cantieri, fa il giardiniere o è un addetto alla ristorazione, è dovuto correre ai ripari.

"Questo periodo l’ho vissuto malissimo" - racconta Andrea Ciogli, muratore artigiano, mentre è intento a lavorare in cantiere - "Avendo poi avuto anche un problema di salute intestinale ho perso 5 chili e tornare a lavorare è stato ancora più difficile tra il reintegrare sali minerali e recuperare le energie".

Inoltre il cantiere di certo non aiuta..."Per lavorare ti togli la maglietta – continua infatti Andrea – e quindi sei sempre sporco e pieno di polvere, poi se lavori sui tetti quando va bene ti ustioni, nel peggiore dei casi svieni" - anche se fino ad ora, precisa lui, non gli è mai successo - "Per evitare ciò – continua – ogni giorno portiamo con noi una cassa d’acqua e cerchiamo di bagnarci la testa e idratarci il più possibile, ma non puoi sempre farlo" - il lavoro non aspetta - "Durante la prima parte dei lavori puoi prenderti pochissime pause, soprattutto ora con tutti questi problemi di logistica dove si fatica a reperire le merci e quindi le tempistiche diventano ancora più strette".

C’è chi invece ormai si è abituato, per modo di dire, al caldo, come Niccolò Rossi, giardiniere del Camping Panorama: "L’inizio è stato molto pesante – dice Niccolò – perché bisognava abituarsi al passaggio tra un clima tiepido a quello di questo caldo afoso. Fortunatamente lavorando in campeggio posso prendermi dei momenti in cui lavorare in zona di ombra. Solitamente faccio una pausa di cinque minuti ogni ora per bagnarmi i polsi e le tempie con l’acqua del campeggio mentre per idratarmi bevo quasi un litro d’acqua all’ora, tra le bottiglie che mi dà il campeggio e quelle che porto da casa"

Nella ristorazione la situazione non migliora di tantissimo nemmeno per un cameriere, visto il costante contatto con la cucina.

È il caso di Marcello Del Canto, operatore di sala dello StreeMood in viale Trieste: "Tra i fritti, le piastre sempre accese, il forno a 400°, nonostante il caldo, rispetto ai cuochi, lo subisca di riflesso, la situazione è comunque difficile da gestire. Spesso si perde lucidità, anche quando magari sei semplicemente fermo a chiudere i cartoni per l’asporto. Fortunatamente però il titolare è bravo e ci fa prendere delle piccole pause per riposarci un po’, idratarci o rinfrescarci con le nostre granite artigianali" - racconta Niccolò ridendo - "Inoltre essendo vicini al mare capita spesso che all’esterno tiri un bel venticello. La sofferenza è principalmente per la parte interna riguardante la cucina".