Sussidio senza requisiti, smascherata

Badante nei guai per aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Scoperta dopo le indagini

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Per dieci mesi ha truffato l’Inps, percependo indebitamente il reddito di cittadinanza. Per questo ora una 68enne rumena non solo dovrà risarcire l’ente di previdenza sociale per 5mila euro, ma rischia anche dai 6 mesi ai 3 anni di carcere. Per accudire un’anziana bisognosa, la rumena aveva infatti preso la residenza in casa sua. Solo che quando, dopo pochi mesi, il rapporto di lavoro è terminato… ha omesso di comunicare la variazione di residenza. Era tornata a casa sua, in Romania, ma per lo Stato Italiano risiedeva ancora a casa dell’anziana. Tanto più che la badante aveva presentato carte false, nel richiedere all’Inps l’assegno destinato ai cittadini disoccupati, residenti in Italia. Ma la Guardia di Finanza di Fano, dopo lunghi mesi di indagine, è riuscita a smascherarla.

"Una donna di 68 anni - spiega il tenente colonnello Tommaso Commissione, comandante della Guardia di Finanza pesarese - è finita nei guai perché, pur vivendo in Italia solo saltuariamente, per ottenere il sussidio ha dichiarato (per iscritto nella domanda necessaria al suo rilascio) in modo non veritiero, di risiedere in Italia da almeno dieci anni e di abitare in un Comune del territorio pesarese da almeno due anni. Tale falsità ha consentito alla persona di percepire indebitamente nel 2019 e nel 2020 un reddito di cittadinanza per un importo complessivo pari a circa 5mila euro". Gli accertamenti delle Fiamme Gialle, svolti in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, hanno infatti permesso di appurare che quanto dichiarato nell’istanza presentata all’istituto, non corrispondeva alla realtà. "La donna - spiega Commissione - è risultata iscritta per la prima volta nelle liste anagrafiche nazionali, in data 18112009, presso il Comune di Monte Porzio, ma successivamente, in data 26022014, era stata cancellata per accertamento di irreperibilità. In data 27072017, era stata riscritta presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Fano ad un indirizzo che in realtà era il luogo in cui avrebbe dimorato per soli due mesi, per assistere la proprietaria. Terminata l’esigenza, la donna aveva lasciato definitivamente tale abitazione, senza provvedere alle dovute variazioni anagrafiche presso i preposti uffici comunali".

Non c’era quindi quella continuità residenziale, requisito necessario per percepire i 500 euro al mese che la donna si è intascata da dicembre 2019 a dicembre 2020. "La donna è stata segnalata sia all’Autorità Giudiziaria, per aver indebitamente percepito erogazioni a danno dello Stato, sia all’Inps competente, per la revoca del sostegno ed il recupero della somma ingiustamente incassata. Un fatto tanto più grave perché si tratta - conclude il colonnello - di importanti risorse economiche destinate a persone e famiglie che si trovano effettivamente in condizioni di bisogno".

Tiziana Petrelli