
Si chiama Lauro Tomasetti, ha 69 anni ed abita a Fratte di Sassofeltrio, in provincia di Pesaro e Urbino fino a due anni fa. Aveva una ditta edile che la crisi del 2010 ha fatto sparire. Le banche hanno chiesto indietro i crediti e Tomasetti ha messo sul piatto la sua casa di residenza, su tre piani, con due appartamenti, un garage, due locali, piccolo appezzamento di terreno e altri due locali deposito. Nel 2019, era stata valutata dal perito del tribunale di Urbino 271.770 euro, oggi andrà all’asta per 77mila euro dopo 8 aste andate a vuoto. Ma Lauro Tomasetti non ci sta: "Si sta svendendo la mia casa quando da solo avrei potuto venderla a prezzi decisamente migliori e pagare il mio debito. Io non l’accetto. Il tribunale non tutela la povera gente, la sbatte fuori dalla propria casa per un pezzo di pane e arrivederci. Ma non si fa così. A costo di legarmi o incatenarmi alla ringhiera, io non accetto che si venda la mia casa a 77mila euro, non è giusto e non è umano. Il mio avvocato ha chiesto che si sospenda la procedura perché non più conveniente a nessuno, e che le banche prendano atto che non si può procedere con queste cifre". Ma la richiesta presentata dal legale è stata rigettata. Scrive il giudice: "La procedura non appare antieconomica ed il prezzo di vendita è sufficiente a soddisfare in modo non irrisorio i crediti azionati dalla procedura".
Così, oggi una palazzina di tre piani verrà messa all’asta per 77mila euro. Ma il proprietario non l’accetterà.
ro.da.