La distruzione da parte dei tedeschi del teatro Perticari fu il colpo più duro per il paese. Era stato costruito (notizie raccolte dal testo “Sant’Angelo in Lizzola 1047-1947. Luoghi, figure, accadimenti”, di Cristina Ortolani) per uno “scherzo” o ripicca: Vincenzo Monti, suocero di Giulio Perticari, volle inscenare la sua tragedia “l’Aristodemo” a Sant’Angelo in Lizzola. La notizia fu ben accolta dal cenacolo di artisti, tra cui Gioacchino Rossini, che frequentavano villa Perticari a Monteciccardo (anche questa distrutta dai bombardamenti). Per l’occasione, venne adattato il mulino da olio dei Perticari. Il conte Francesco Cassi, lanciò l’epigramma “oh belvedere Aristodemo in solioAristodemo in un molin da olio”.
Gordiano, fratello di Giulio Perticari, risentito da questa provocazione, fece abbattere il mulino e, sopra vi costruì uno splendido teatro, che dedicò al fratello Giulio. Commissionò le decorazioni al famoso scenografo di Faenza, Romolo Liverani e il di lui fratello, Antonio. Il teatro fu inaugurato nel 1851, divenendo emblema della cultura e della società di Sant’Angelo. In occasione dell’inaugurazione, venne messa in scena "La locandiera" di Carlo Goldoni e il "Saul" di Vittorio Alfieri. Nell’estate del 1924, vi fu rappresentata la Traviata poiché il tenore Umberto Macnez vi fece debuttare sua figlia Beatrice, nelle vesti di Violetta. La facciata del teatro fu disegnata da Gordiano Perticari: costituita da cinque finestre e quattro nicchie, sovrapposte da medaglioni e corone; all’interno delle nicchie erano esposti i semibusti dell’Alfieri, del Monti, del Metastasio e del Goldoni. Sopra alla monofora centrale era alloggiato il blasone dei Perticari; L’interno (desunto dal testo di Lorenzo Tucchi, del 1851) era costituito da un soffitto decorato in oro e scene pittoriche policrome. La platea aveva un ordine in pilastri dorici e la loggia in pilastri corinzi, che sorreggevano la volta. Nel paravento e nella galleria erano dipinti i ritratti della famiglia Perticari. La sala ospitava 400 posti. Si è salvato uno dei due sipari.