Tordi catturati in natura, maxi giro d’affari

La pratica è vietata. I carabinieri Forestali hanno trovato ad un commerciante locale 400 esemplari in vendita a 200 euro l’uno

Migration

Sapete quanto costa un tordo vivo da richiamo? Più o meno 200 euro. Un organizzazione di cacciatori di frodo riusciva a catturare con le reti, illecitamente issate nei boschi, 600 esemplari al giorno. Che vendevano subito garantendosi un incasso di 120mila euro. Fino a quando, nei giorni scorsi, i carabinieri Forestali hanno perquisito sei persone su delega della procura Procura della Repubblica di Urbino. Tra loro c’è un commerciante del settore di Urbino (gli sono stati trovati 400 tordi, ora sotto sequestro) mentre altre 5 persone sono del Ravennate e a Udine. Sono accusati a vario titolo di furto aggravato ai danni dello Stato (la fauna è patrimonio indisponibile dello Stato), ricettazione, alterazione di sigilli di Stato, uccellagione e detenzione illegale di fauna selvatica.

"Le indagini, durate oltre dieci mesi, hanno consentito di portare alla luce un vasto traffico di uccelli da richiamo di provenienza illegale – si legge in una nota – secondo l’ipotesi accusatoria i volatili venivano infatti catturati in natura durante il periodo della migrazione per poi essere “regolarizzati” con apposizione di anelli alle zampine per dimostrare che fossero nati in allevamenti. Nel corso delle operazioni sono stati posti sotto sequestro anche alcuni uccelli privi di anello identificativo che erano in attesa dell’apposizione illegale. La normativa europea e nazionale vieta la cattura degli uccelli in natura con reti o altri strumenti non consentiti. Gli unici richiami utilizzabili per l’esercizio dell’attività venatoria sono quelli nati in "cattività" in allevamenti autorizzati e che dopo la nascita vengono regolarmente contrassegnati con anello inamovibile, apposto nella zampa nei primi giorni di vita degli animali. Gli ornitologi, in grado di riconoscere l’età degli uccelli, nominati ausiliari di polizia giudiziaria dai Carabinieri Forestali, nel corso delle perquisizioni hanno potuto accertare che un gran numero di animali nati prima del 2021 risultavano identificati con anelli realizzati nel 2022, quindi inseriti nelle zampette degli animali adulti successivamente alla cattura in natura.

Il presunto traffico rendeva agli indagati molte migliaia di euro. Dalle indagini è infatti emerso che nel periodo della migrazione, in una nottata, i bracconieri potevano catturare con reti e richiami elettronici decine di uccelli che venivano poi rivenduti ai cacciatori – una volta “legalizzati” con gli anelli apposti in maniera fraudolenta – a prezzi ragguardevoli; essi, a seconda della tipologia di richiamo, potevano arrivare a 180 euro per i merli, a 200 euro per i tordi bottacci, ed a un prezzo ancora più elevato per le cesene. Per comprendere il volume di denaro collegato alla presunta attività illecita, basti pensare che uno degli indagati ha addirittura affermato al telefono “abbiamo fatto 600 una volta”, riferendosi al numero di uccelli catturati in una uccellagione".

"Quello smascherato – spiegano i carabinieri – si è rivelato essere un sistema ben organizzato composto da soggetti che avevano mansioni ben specifiche: alcuni catturavano i tordi illegamente, mentre vari allevatori eo commercianti regolarizzavano gli uccelli apponendo falsamente gli anelli identificativi attestanti la nascita in cattività". Sequestrati richiami elettronici, autoradio, reti e pali.

ro.da.