Trecento anni fa moriva papa Clemente XI, l’urbinate più potente del Settecento

Giovanni Francesco Albani in ventuno anni di pontificato fu presente sulla scena politica e culturale in modo profondamente incisivo

Trecento anni fa moriva papa Clemente XI

Trecento anni fa moriva papa Clemente XI

Brunella Paolini *

Ricorrono oggi i trecento anni della scomparsa di papa Clemente XI, Giovanni Francesco Albani, nato a Urbino nel 1649 e morto a Roma il 19 marzo 1721. Fu eletto papa il 23 novembre 1700.

Il padre era Carlo Albani, sua madre la pesarese Elena Mosca. La famiglia Albani, che originariamente era chiamata de’Lazij e in seguito Albanesi in virtù della provenienza dall’Albania, era giunta a Urbino nel corso del XV secolo e da subito era entrata in servizio dei Montefeltro. Tra i predecessori di Giovanni Francesco si ricorda soprattutto Orazio, inviato a Roma da Francesco Maria II della Rovere per trattare la devoluzione del ducato urbinate, divenne Senatore per volontà di papa Urbano VIII Barberini nel 1633.

Proprio grazie all’operato di Orazio la famiglia iniziò la sua ascesa romana, tanto che i figli assunsero già dai primi decenni del XVII secolo importanti incarichi. Annibale fu il primo custode della Biblioteca Vaticana, Malatesta, al quale recenti studi hanno riconosciuto notevoli meriti in ambito artistico e musicale, fu arruolato nell’esercito pontificio, Carlo, padre di Giovanni Francesco, fu istitutore a casa Barberini, il quasi sconosciuto Filippo fu canonico a Santa Maria in Trastevere a Roma.

UN LUNGO PONTIFICATO

Nel lungo pontificato Clemente XI fu chiamato ad affrontare complicate e delicate vicende, per quanto riguarda la politica internazionale, tentando, con una certa difficoltà, di mantenere il prestigio internazionale del Papato. Ben più determinante fu invece il suo operato nella sfera religiosa e dogmatica, in particolare nel perseguire i giansenisti e nell’affermare il supremo magistero papale. Dedicò, inoltre, particolare attenzione all’assistenza ai bisognosi in tristi occasioni di crisi o calamità naturali quali terremoti, epidemie e siccità.

L’ambito nel quale l’attività dell’Albani è stata di certo di maggior interesse è quello culturale. Il suo intervento fu determinante per la costituzione della sezione orientale della Biblioteca Vaticana, si impegnò per la salvaguardia dei beni archeologici e artistici romani, si distinse per il mecenatismo e il collezionismo di reperti archeologici, opere d’arte, documenti e volumi a stampa.

Particolarmente nota è la passione di Giovanni Francesco per i libri , tanto che uno dei volumi più noti a lui dedicati lo definisce già nel titolo amatuer des livres, come anche appassionante è lo studio delle avventurose vicende che vissero le raccolte librarie, la Urbinas posta a Urbino nel palazzo di famiglia e il cui nucleo originario fu la ricca biblioteca di Bernardino Baldi e la Albana romana, collocata nel Palazzo delle Quattro Fontane a Roma. Le collezioni, riconosciute tra le più straordinarie, hanno subìto nel corso del tempo innumerevoli dispersioni, alcuni irreparabili come il caso dei volumi scomparsi in mare nei pressi di Gibilterra nel 1863 in seguito al naufragio dell’imbarcazione che li stava trasportando a Berlino.

Le vicende sono state oggetto di numerosi studi, anche internazionali, e continuano ad esserlo ancora oggi, con impreviste ed emozionanti sorprese.

E ancora collegato al tema della costituzione di biblioteche è la bolla Cum Nos Civitatem del 12 luglio 1720 con al quale Clemente XI definì di istituire a Urbino una biblioteca, nucleo originario della biblioteca universitaria, dedicata a tutti i cittadini oltre che agli studenti della locale università. Alla nuova istituzione volle donare una parte delle sue collezioni e anche quelle di Alessandro Fedeli vescovo di Jesi e del suo medico personale Giovanni Maria Lancisi.

L’AMORE PER URBINO

Sempre per Urbino, mantenendo l’attenzione rivolta all’istruzione e alla formazione dei suoi concittadini, soprattutto i più giovani, stabilì di edificare il Collegio degli Scolopi, ora Collegio Raffaello nell’attuale piazza della Repubblica, iniziando i lavori nel 1705 senza però riuscire a vederne la conclusione che avverrà purtroppo dopo la sua morte sotto il pontificato di Benedetto XIII.

Dopo di lui, sarà soprattutto il nipote Alessandro, cardinale, che proseguirà la cura delle raccolte documentarie e artistiche della famiglia, dedicandosi in particolare alla costituzione di una sorprendente collezione di antichità, poi collocata nel palazzo da lui edificato sulla Via Salaria a Roma, noto oggi come Villa Torlonia.

L’ARCHIVIO ALBANI

DI VILLA IMPERIALE

L’Ente Olivieri di Pesaro da anni si occupa della digitalizzazione, inventariazione e studio dell’archivio della famiglia Albani conservato nella Villa Imperiale di Pesaro. Le carte, insieme alla biblioteca, sono rimaste a Palazzo Albani in Urbino fino all’inizio del ‘900 quando, in seguito alla vendita dell’edificio, sono state trasferite nell’attuale collocazione (www.archivioalbani.it). Ancora in quegli anni una parte della biblioteca è stata acquistata dalla Catholic University of America di Washington DC andando a costituire la Clementine Library.

* direttrice Ente Olivieri