Pesaro, diamanti a prezzi quadruplicati. Tanti ci cascano

Spacciati per bene rifugio, chi comprava non riusciva a rivendere. Raffica di denunce. L'avvocato Bisello (Adusbef): "Chi ha indotto gli acquisti, lo ha fatto con l'inganno"

Un esperto osserva un diamante

Un esperto osserva un diamante

Pesaro, 18 agosto 2018 - A volte la truffa ha il volto rassicurante di un consulente che si occupa dei nostri soldi, e viene a casa per farci firmare carte e documenti. E non coinvolge solo chi è in là con gli anni. Sono molti i risparmiatori coinvolti, tra Pesaro e Fano, nella «truffa dei diamanti» dopo aver acquistato preziosi ad un prezzo di circa due o tre volte superiore rispetto a quello indicato nei listini ufficiali: si parla di quasi 10mila euro per mezzo carato, invece di 2.500.

Una trentina di essi si sono rivolti all’Adusbef per avere indietro il corrispettivo dei propri investimenti. Le somme stanziate si collocano in prevalenza tra i 20 e i 50mila euro per ciascun risparmiatore, ma ci sono anche importi superiori in quanto all’interno dello stesso nucleo familiare più persone hanno optato per quello che era stato presentato come un investimento sicuro ed esentasse. Il raggiro funzionava così: «I due principali broker del settore che controllano il 70 per cento del giro d’affari nazionale – spiega il presidente regionale Adusbef, avvocato Floro Bisello, che è anche consigliere nazionale – hanno proposto e venduto, d’accordo con alcuni istituti di credito, un investimento considerato altamente difensivo collegato ad una quotazione il cui indice, guarda caso, si sosteneva essere in continua crescita. In realtà si promuoveva la vendita non di un prodotto finanziario, ma di un bene visto che i diamanti entravano effettivamente nella disponibilità dei clienti».

Peccato che vendere la pietra non fosse semplice come prospettato, soprattutto perché il prezzo era fino al quadruplo dei valori di mercato e le commissioni di uscita piuttosto salate. «Il sistema ha funzionato finché la banca è riuscita a piazzare ad un altro cliente il diamante, sempre a prezzo gonfiato – racconta Bisello –. In caso contrario sono sorte le contestazioni, come è accaduto per questi trenta clienti, che hanno chiesto indietro i propri soldi».

Al momento, solo in un caso l’Adusbef è riuscita, tramite reclamo, a riavere il ristoro dei soldi versati sulla base dell’ingannevolezza delle informazioni ricevute e dell’impossibilità di rivendere i preziosi acquistati. «Ma lo scorso 3 agosto ho già fatto una prima denuncia per truffa contro una banca», annuncia Bisello, convinto che la via giudiziaria sia l’unica che possa dare risultati. Intanto l’Antitrust si è già mossa a favore dei risparmiatori multando per più di 15 milioni di euro le due società venditrici di diamanti e quattro banche coinvolte nel raggiro.