CronacaTumore cerebrale, bimba rischia di morire. Miracolo in corsia: salvata

Tumore cerebrale, bimba rischia di morire. Miracolo in corsia: salvata

Corsa contro il tempo per evitare il coma irreversibile: operazione riuscita

SORRISI Stefania con in braccio la piccola Chiara (nome di fantasia) dopo l’operazione che le ha salvato la vita (Fotoprint)

SORRISI Stefania con in braccio la piccola Chiara (nome di fantasia) dopo l’operazione che le ha salvato la vita (Fotoprint)

Pesaro, 15 novembre 2018 - La chiamremo Chiara, per proteggerne la riservatezza, ed è la bambina residente a Calcinelli di soli tre anni a cui i medici dell’ospedale Marche Nord hanno salvato la vita dopo una diagnosi infausta di tumore cerebrale. Operata d’urgenza per l’asportazione di una massa cancerogena nel cervelletto, così grossa da rischiare di mandarla in coma irreversibile, ora la piccola sta bene, potrà crescere e condurre una vita normale.

A raccontare la storia a lieto fine è la mamma di Chiara, Stefania Chiassarini, infermiera alla Rsa ‘Montefeltro’ di Urbino. «Ci sentiamo miracolate tutte e due – dice Stefania –, Chiara è guarita, attraversando un decorso post-operatorio lungo e doloroso. Mentre io ho superato la prova più difficile: ora guardo la vita con uno sguardo diverso».

Tutto è iniziato con episodi apparentemente banali, come le manifestazioni di vomito di cui cui la piccola aveva sofferto nelle ultime settimane. E’ il 29 ottobre quando la situazione precipita: dopo giorni di inappetenza, la bimba non riesce a bere neanche più un goccio d’acqua. «Siamo arrivati di corsa al pronto soccorso di Fano e lei era assente, quasi imbambolata». La diagnosi è di quelle che non lasciano scampo.

«Quando mi hanno letto il referto – ha ricordato la mamma – mi è caduto il mondo addosso, non ci volevo credere». Ma non c’è tempo per la disperazione, bisogna operare Chiara subito perché potrebbe rischiare di cadere in un coma irreversibile. Troppo lontano l’ospedale dei bambini di Ancona, si ripiega su quello di Pesaro dove però questo genere di interventi vengono eseguiti molto raramente.

I medici decidono di rischiare: alle 7 di sera la piccola entra in sala operatoria dove ad attenderla, oltre all’equipe della Neurochirurgia guidata dal dottor Niccolò Nocchi, trova due primari, il chirurgo Letterio Morabito e l’anestesista Michele Tempesta, mentre fuori Stefania e una ventina di persone, tra parenti e amici, vivono le ore più difficili della loro vita.

«Ho pregato come non avevo mai fatto e, quando il dottor Morabito è uscito sorridendo dalla sala, sono nata una seconda volta». Ma ci sono altri scogli da superare: la biopsia, che per fortuna dà esito negativo, e il decorso post-operatorio con il dolore e le allucinazioni provocate dai farmaci.

«Chiara è stata una leonessa. – racconta Stefania –. Quando si è svegliata era lucidissima e ci ha detto: slegatemi la testa. Per fortuna abbiamo trovato la meravigliosa equipe della Pediatria, diretta dal dottor Leonardo Felici, che ha trovato le parole per spiegarle cosa stava succedendo come fosse un gioco».

La liberazione è arrivata con l’ultima risonanza. La piccola è guarita e ieri è stata dimessa: per lei la vita potrà proseguire serena e, secondo le previsioni mediche, senza strascichi tardivi della malattia. 

«Desidero ringraziare di cuore tutte le persone che hanno trattato Chiara come una figlia – è il messaggio di commiato di Stefania – in particolare i medici che si sono assunti un grande rischio, ma lo hanno fatto per evitare guai più grossi alla bambina. Ora torniamo a Calcinelli con la forza di affrontare la vita con più ottimismo».