Uccise la moglie, ora è di nuovo a casa

Gradara, Vito Cangini ai domiciliari a causa delle condizioni di salute. Già condannato a 24 anni per l’omicidio di Nataliya Kyrychok

L’81enne Vito Cangini durante una delle udienze del processo

L’81enne Vito Cangini durante una delle udienze del processo

Sette mesi in cella e ora è di nuovo a casa sua, a Gradara, tra quelle stesse pareti in cui è avvenuto l’omicidio. Le sue condizioni di salute sono state giudicate incompatibili con il regime carcerario. Anche se, dice: "preferivo stare in prigione, almeno lì non ero solo". Lui è Vito Cangini, l’81enne ex saldatore, originario di Sarsina, reo confesso dell’omicidio della moglie Nataliya Kyrychok, 61enne ucraina, cuoca in un ristorante di Misano Adriatico. L’ha uccisa a Natale scorso, con 11 fendenti inferti con un coltello da cucina, nella loro camera da letto. A scatenare la sua furia, è stato il sospetto che la donna, con la quale era sposato da 17 anni, lo tradisse con il suo titolare. Condannato a 24 anni di reclusione a maggio scorso, da circa un mese, Cangini è tornato nella sua casa. I suoi difensori, gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi del foro di Rimini, hanno presentato istanza per fargli scontare ai domiciliari la misura cautelare in attesa dei prossimi gradi di giudizio. "Il suo cuore, le sue patologie non sono compatibili con la vita in carcere – ha spiegato Alberto Alessi – I giudici hanno riconosciuto la gravità del suo quadro clinico e hanno accolto la nostra richiesta".

L’81enne ha però il braccialetto elettronico. "E intanto andiamo avanti col processo – riprende Alessi – ancora non sono scaduti i termini per l’appello. Al momento giusto, depositeremo il nostro atto". Ma per Cangini il ritorno a casa non ha avuto un impatto positivo. "Ha detto che preferiva stare in cella, che almeno lì non era solo – continua il difensore – gli manca tutta la dimensione della socialità che in carcere c’è ed è di conforto. Lo dicono tutti quelli che si trovano nella situazione di Cangini. È comprensibile".

Ad occuparsi di lui, che non può uscire di casa, ci sono i figli, avuti dal precedente matrimonio, che quando possono tornano dalla Germania per dare assistenza al padre, e in loro assenza, c’è un badante. Gli porta la spesa, le medicine e tutto quello che può servirgli. Il tutto nell’attesa che il caso torni in aula, davanti ai giudici di secondo grado. Lì si giocherà un nuovo round. La difesa proverà a far ritoccare verso il basso la sentenza. E non sarà semplice.

e. ros.