Un bambino e la mamma da salvare L’ultima chicca degli editori pesaresi

Un’esistenza segnata da violenze, ma ardente di redenzione. E’ "La felicità dei tristi", da poco pubblicato dalla casa editrice pesarese Portatori d’acqua. Si tratta del “romanzo” autobiografico di uno dei più grandi tra gli autori “appartati” del Novecento: Luc Dietrich (foto), all’anagrafe Raoul-Jacques Dietrich, nato a Digione nel 1913 e morto nel 1944 per le conseguenze di un bombardamento che gli causerà un’infezione letale. Rimasto orfano di padre a sei anni e con una madre malata e tossicodipendente, Dietrch trascorse l’infanzia e parte dell’adolescenza in istituti correttivi e psichiatrici per poi dedicarsi a una vita errabonda, divisa tra la frequentazione degli ambienti malavitosi dell’epoca e un prorompente desiderio di redenzione. Un racconto in cui l’autore rivive le vicissitudini della sua infanzia fino alla morte della madre: una confessione candida e crudele che fa dell’opera "una summa di pensiero e di scienza infantili", come la definì l’amico Lanza del Vasto. Lo stile visionario e rapsodico di Dietrich restituisce un’esistenza segnata da violenze e soprusi. Al centro della narrazione campeggia la figura materna, unica fonte di felicità per il piccolo Luc. A lei, alla sua sopravvivenza, sono dedicati tutti i suoi sforzi. E mentre la vita della madre scivola silenziosa incontro al suo destino, Luc, ormai adolescente, si avventura nel mondo degli adulti, tra lavori umilianti e malpagati. Romanzo d’esordio di Dietrich, pubblicato in Francia da Denoël nel 1935, per poco non si aggiudicò il prestigioso Premio Goncourt. Ora la casa editrice Portatori d’acqua lo rende disponibile per la prima volta al lettore italiano nella traduzione di Matteo Morea e con una copertina concepita ad hoc dall’illustratore fanese Luca Caimmi.