Un palazzo per casa e Napoleone come antenato

Il conte Lupo ci accoglie nella storica dimora Luttichau-Bracci, tra le più antiche di Fano. Alle pareti, il mantello di Letizia Bonaparte

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di Anna Marchetti

Entrare a palazzo Damiani, oggi Luttichau-Bracci, è come fare un tuffo nella storia, dal 400 ad oggi. In questa importante dimora, tra le più antiche di Fano, che si affaccia su piazza Marcolini, abita il conte Lupo Bracci, che appartiene ad uno dei maggiori casati fanesi, imparentato con storiche dinastie, dai Medici ai Bonaparte. Maria Bonaparte, figlia di Luciano, fratello dell’imperatore Napoleone, è infatti la trisavola di Lupo Bracci. "L’edificio – spiega il conte – fu costruito dalla famiglia Amiani, originariamente chiamata Damiani, e fu acquistato nel 1952 da mio suocero il barone Emanuele von Luttichau dal precedente proprietario, lo scultore Adolfo Apolloni. Il palazzo è poi passato a mia moglie ed è diventata la nostra abitazione fanese". Il piano nobile di palazzo Bracci, in via Garibaldi, ospita invece per gran parte il circolo Città di Fano-Accademia degli Scomposti, vivace centro culturale di cui il conte è presidente. "La prima dimora dei Luttichau a Fano, arrivati da Dresda nei primi dell’800 per un matrimonio con la famiglia Marcolini, all’epoca al servizio del principe di Sassonia, fu Palazzo Corbelli dove ha vissuto la giovinezza ’zia Lucia’, la baronessa von Luttichau-Simoncelli fondatrice della sezione fanese del Cif".

Tornando a palazzo Damiani, al piano terra dell’imponente edificio, Lupo Bracci ha creato il suo studio ricco di libri, carte, quadri antichi, riviste, ritratti e ricordi di famiglia. Appena si entra sulla sinistra colpisce il bellissimo ritratto della moglie del conte, Maria Leonia von Luttichau, scomparsa nel 2009, realizzato da Francesco Bruscia. Sotto, appoggiati nell’interno del camino, i ritratti del conte bambino e di sua sua madre Maria Eleonora Anselmi Medici Bracci. Sulla parte opposta dietro una grande scrivania lo stemma della famiglia Bracci, opera di Carlo Magini. "Questo ‘casino’ – racconta il conte – è il mio rifugio fanese, un bazar di oggetti e ricordi qualcuno acquistato da me, la maggior parte residuati dalle vendite o donazioni, dalle attività principali della mia famiglia, di quanto era custodito nel palazzo di via Garibaldi o in altre proprietà". Vivere in un palazzo storico è un privilegio e un impegno. "Servono interventi continui – fa presente il conte – oggi è l’impianto di riscaldamento che si rompe, domani le infiltrazioni dal tetto: c’è sempre qualcosa che non funziona". L’attenta manutenzione che la famiglia ha dedicato a questo palazzo ne fa uno degli edifici storici meglio conservati di Fano, descritto nel volume "Case e palazzi a Fano" realizzato dalla sezione marchigiana dell’associazione Dimore Storiche Italiane, di cui il conte è presidente onorario.

Se al piano terra a dominare sono lo studio del conte e, sul lato opposto dell’ampio corridoio d’ingresso, un grande salone che, tra le altre opere, ospita alcuni antichi ritratti di famiglia, salendo la scala si arriva al piano nobile dove colpiscono sulle pareti rosso pompeiano due rarità: il prezioso mantello di Letizia Bonaparte, madre di Napoleone, e il ritratto di Alessandrina Bonaparte moglie di Luciano Bonaparte (fratello dell’imperatore) il cui figlio Luigi Luciano Bonaparte morì proprio a palazzo Bracci di via Garibaldi, nel 1891. Per il conte "è importante che un immobile resti vivo, testimonianza del tempo passato, ma immerso nel presente, come un anziano signore di bell’aspetto, con le sue rughe e ricordi, ma ancora attivo e felice di vivere".