Urbino, la ricetta di Londei per affrontare l'invasione dei cinghiali

La proposta del consigliere comunale fatta con i colleghi di minoranza, per isolare ed eliminare il problema

Cinghiale in una foto LNDC

Cinghiale in una foto LNDC

Urbino, 3 giugno 2020 - La famiglia di cinghiali, due adulti e 10 piccoli, che passeggia tranquillamente in via Guido da Montefeltro, passa davanti alla pizzeria Mystic Pizza, e svolta in via Bonconte da Montefeltro è sulla bocca di tutti: tantissimi cittadini hanno visto il video che è stato girato proprio davanti al ristorante davanti a clienti increduli. Il problema dei cinghiali, avvistati praticamente ovunque a Urbino ci sia un fazzoletto di verde, sta davvero preoccupando i residenti di Piansevero, Piantata e altri quartieri: i consiglieri Giorgio Londei, Federico Cangini, Luca Londei propongono alcune “possibili” soluzioni.  “In primis si dovrebbe intervenire sul quadro normativo regionale (R.R. 3/2012 “Regolamento regionale ungulati” e L.R. 7/95 “Legge regionale sulla caccia”), sui disciplinari e regolamenti annuali di gestione emanati dagli ambiti territoriali di caccia (ATC) e agire sugli spazi di autonomia previsti dalle norme nazionali e regionali. Questi interventi dovrebbero vertere sulla riqualificazione e revisione delle norme regionali sui principi tecnici coerenti con le linee guida nazionali del Ministero e dell’Ispra e su obiettivi realistici di gestione della specie, inoltre si dovrebbe intervenire sulla disciplina del prelievo, introducendo modalità di organizzazione e di esercizio della caccia al cinghiale più efficaci e diverse dalle attuali – dicono -. Su questo ultimo punto l’amministrazione comunale potrebbe intervenire con efficacia già da subito, dal momento che nell’Atc Ps1 ha un proprio rappresentante in qualità di Comune più esteso dell’Atc”. Ci sono poi altre proposte da parte dei consiglieri: “creare in un’area buffer di circa 5mila ettari (50 km2) intorno la città di Urbino inquadrando quest’area - a livello di pianificazione venatoria - ad un distretto di gestione assimilabile alla fascia “C” dell’Atc Ps1. Ovvero, un’area definita “non vocata” alla specie dove si perseguono (in coerenza alle norme regionali vigenti) obiettivi di eradicazione del cinghiale attraverso alcuni principi cardine di disciplina del prelievo venatorio: caccia al cinghiale collettiva e a singolo libera, per cui quest’area-distretto non viene assegnata ad alcuna squadra di caccia in braccata così che tutte le squadre confinanti e i singoli cacciatori possano cacciarci liberamente (da novembre a gennaio). Al momento questo non accade. Ci sono 5 o 6 squadre di caccia in braccata (le uniche autorizzate dall’Atc Ps1 a cacciare i cinghiali) che hanno zone assegnate che arrivano fino alle mura della città. Queste squadre hanno interesse a non uccidere troppi cinghiali così da averne sempre di scorta per gli anni a venire. Poi la caccia di selezione al cinghiale libera: questo è uno dei punti più importanti perché sulla base delle attuali norme nazionali si può intervenire con la caccia di selezione praticamente tutto l’anno (8 mesi, da febbraio a ottobre). Tuttavia se si lascia quest’area-distretto di 5mila ettari intorno a Urbino ancora in mano alle squadre di braccata, la caccia di selezione non si realizzerà mai, poiché come spiegato in precedenza, le squadre non hanno alcuna intenzione di uccidere tanti cinghiali e soprattutto non vogliono farlo nei periodi diversi da quelli per la caccia in braccata (da novembre a gennaio). Quindi per contribuire a risolvere “il problema cinghiale” tutti i cacciatori abilitati alla caccia di selezione debbono poter esercitare la caccia di selezione al cinghiale liberamente e senza alcun vincolo in quest’area “periurbana”. In tutto ciò l’amministrazione comunale può intervenire nell’ambito di questi temi con un buon grado di autonomia in collaborazione con la Prefettura e le forze dell’ordine. Inoltre, può incentivare, collaborando con gli agricoltori del Comune, la realizzazione di tutte le attività di controllo faunistico del cinghiale previste dalle Delibere di Giunta Regionale nn. 645/18 e 1469/18 e soprattutto informare e comunicare ai cittadini che ai sensi della Legge 28 Dicembre 2015, n. 221 (Collegato ambientale) il foraggiamento dei cinghiali è un reato penale. I cittadini che lasciano rifiuti organici (“volontariamente” o involontariamente) alla mercé dei cinghiali possono essere puniti ai sensi di tale norma. La cittadinanza va informata non solo per non incorrere in tali reati ma anche nella consapevolezza che fornire occasioni alimentari ai cinghiali (in particolare alle femmine con i piccoli) significa fidelizzare gli stessi all’area urbana creando una memoria culturale negli animali (soprattutto i giovani) che torneranno sempre dentro la città quale ambito privilegiato di alimentazione".