REDAZIONE PESARO

Urbino dice addio a Sonia Morra. Ha preservato Ca’ Romanino

La prima moglie del filosofo Livio Sichirollo è stata la conservatrice della dimora progettata da De Carlo. La sua Fondazione consentirà di continuare a diffondere la visione del celebre architetto.

La prima moglie del filosofo Livio Sichirollo è stata la conservatrice della dimora progettata da De Carlo. La sua Fondazione consentirà di continuare a diffondere la visione del celebre architetto.

La prima moglie del filosofo Livio Sichirollo è stata la conservatrice della dimora progettata da De Carlo. La sua Fondazione consentirà di continuare a diffondere la visione del celebre architetto.

Il 6 maggio è venuta a mancare Sonia Morra, proprietaria di Ca’ Romanino, la casa progettata da Giancarlo De Carlo a Urbino. Aveva 95 anni e lascia i nipoti; non aveva figli. Sonia ha dedicato tutta la sua vita ai giovani e alla loro educazione, secondo un modello di altri tempi che contemplava l’insegnamento anche al di fuori dei confini di una scuola.

Prima insegnante di Lettere alle scuole medie a Urbino, poi preside di una delle scuole di Rinascita a Milano, ha formato generazioni di giovani sui principi di democrazia e libertà come antidoto ai fascismi e alle dittature. Poi, ha investito su Ca’ Romanino come luogo dove progettare il futuro dentro quello spirito critico che l’ha sempre contraddistinta. Sonia arrivò a Urbino agli inizi degli anni Cinquanta, insieme al marito Livio Sichirollo, da cui successivamente divorziò. I due giovani, freschi di laurea e appena sposati si trasferirono da Milano nella città feltresca, dove già viveva la sorella maggiore Lidia Morra con il marito Arturo Massolo. Intellettuali, intrisi di sana utopia che manca ai nostri giorni, amici di Renato Guttuso, di Albe e Lica Steiner; di Carlo Bo e di Giancarlo De Carlo a cui affidarono qualche anno dopo l’incarico di costruire una piccola casa nelle campagne di Cavallino.

Furono fra i protagonisti del Prg del 1964, Livio come assessore ai Lavori Pubblici e Sonia più nell’ombra ma partecipe a tutte le discussioni e agli incontri che si tenevano nella città. In un mondo che delegava le donne "a moglie di", Sonia seppe ricavarsi uno spazio come educatrice, come docente di periferia nelle campagne, perché era nelle frazioni, era solita dire, che servivano insegnanti bravi per riscattare quei figli di mezzadri e minatori affamati di cultura; per non far dimenticare il passato, da dove tutti veniamo, e per progettare il futuro: looking back to the future, aveva scritto De Carlo in un suo articolo, espressione che Sonia ripeteva spesso.

Nelle sue carte scampate all’oblìo del tempo, fra ritagli de “L’Amaca“ di Michele Serra che adorava e articoli ingialliti, si fa notare l’intervista a Günter Grass pubblicata nel 1999 su "la Repubblica", giornale che Sonia leggeva ogni giorno. Nella finestra dell’articolo lo scrittore mentre brinda con un bicchiere di vino rosso, che ricorda l’amore di Sonia per il vino di Ca’ Romanino; nel trafiletto, invece le parole: "la storia non mi può abbandonare perché siamo tutti figli del passato". E a chiusura: "Il primato della politica è necessario per affrontare le grandi sfide del nuovo secolo".

Conservato anche l’inserto del Festival della Filosofia di Modena del 2010 sul tema del destino fra caso e necessità; sottolineata, con rinforzo laterale, la conclusione di Marino Niola, lei che aveva fatto del pensiero hegeliano la sua forza: "la superstizione ben temperata diventa un modo di vedere supplementare che ci restituisce il senso dei nostri limiti conoscitivi. Ci fa ricordare che la probabilità è parente stretta del mistero". Oggi che Sonia è tornata dentro quel mistero, nell’oltranza che sconfigge il tempo, resta di lei la grande passione per la vita, espressa come ultimo atto nella creazione della Fondazione Ca’ Romanino a tutela della casa realizzata da Giancarlo De Carlo e del progetto che essa sottende, e d’ora innanzi anche a memoria di quei valori etici che Sonia ci ha lasciato, nella consapevolezza che ci vuole tempo ed erosioni minime e continue, come dentro il respiro del mondo può essere una vita; e così, a poco a poco, la forma dell’uomo può forse cambiare.

* Fondazione Ca’ Romanino