"Urbino diventerà la Davos della cultura"

Vittorio Sgarbi difende dalle recenti critiche del Pd la sua mostra “Arte e potere. In dialogo con Federico da Montefeltro“

di Vittorio

Sgarbi *

Avendo perso ogni orientamento il Partito democratico, con la lista improbabile “Viva Urbino”, chiede il ritiro della delibera della giunta comunale per la mostra “Arte e potere. In dialogo con Federico da Montefeltro”. Le argomentazioni sono inesistenti, come se l’unico modo per celebrare Federico da Montefeltro a Urbino fosse muovere oggetti antichi (nel caso potrebbero provare a chiedere al ministro del Pd Franceschini il dittico conservato agli Uffizi).

D’altra parte questo è già stato fatto efficacemente con la mostra al museo diocesano Albani “Sapientia pietas et otium al tempo di Federico di Montefeltro”, a cura di Davide Tonti, e con una bella ricostruzione multimediale, “Secunda per Federicum - omaggio al Duca”, in Palazzo Ducale. Fino al prossimo governo è impensabile riportare la pala di Piero della Francesca da Brera al mausoleo dei duchi in San Bernardino, mentre della gloria e del merito di Federico parla, dominante nella città, il Palazzo Ducale, ricco anche di opere rinascimentali.

È per questo che, così come si celebra ovunque l’arte contemporanea nelle grandi città del mondo, sarebbe sembrato provinciale ritenere Urbino un mausoleo o un memoriale di una gloria perduta, non intendendone la condizione e il ruolo di capitale ideale (e reale) anche nel nostro tempo. Urbino, a proposito, è una città viva, piena di giovani, vero capoluogo delle Marche. Per questo, nei tempi difficili che abbiamo passato nell’imminenza del seicentesimo anniversario della nascita di Federico, ho immaginato, in dialogo con il sindaco Gambini e gli assessori, di attribuire a Urbino, come ai tempi di Carlo Bo, una centralità assoluta nel dibattito sulla cultura e anche nella rinascita di una nuova politica, nello spirito de “Il Cortegiano” di Baldassarre Castiglione.

Se piccole città come Cernobbio e Davos, di gran lunga meno importanti di Urbino, sono diventate sedi di Forum incentrati sull’economia, ho pensato che Urbino poteva, e potrà essere, la Davos della cultura. Ovvero il luogo dove si dibatta il rapporto fra Arte e potere. Un’idea suggestiva, e non impossibile, perché se l’Italia e Urbino hanno un primato nel mondo è proprio per la connessione fra potere e monumenti, com’è sempre stato, dalla Magna Grecia fino a De Chirico e alle architetture dell’E-42, ultimo momento di una rappresentazione del potere, e ai rari episodi del dopoguerra, come gli interventi di Giancarlo De Carlo voluti a Urbino da Carlo Bo, e alla ricostruzione di Gibellina dopo il terremoto, voluta da Ludovico Corrao, che commissionò ad Alberto Burri il “Grande cretto”, la più grande testiminianza di Land art al mondo.

Episodi rari, ma in cui Urbino è ancora protagonista. Per questo, sul tema diacronico di Arte e Potere, abbiamo immaginato di invitare, in plurimi incontri in Palazzo Ducale, i “potenti” del nostro tempo. E, fra questi, in accordo con la regione Marche, molte personalità di diverso orientamento politico, ma espressioni di un’attiva proposta culturale organica al potere, come: Jack Lang, Emmanuel Macron, Walter Veltroni, Giuliano Amato, Massimo Bray, Jaques Attali, Bernard Henri-Levy, Giorgio Agamben, Geminello Alvi, Mario Draghi, Silvio Berlusconi, Emmanuele Emanuele, Giovanni Bazoli, Giuseppe Sala, Luigi Brugnaro, Dario Nardella, Roberto Gualtieri, Mario Bellini,Vincenzo De Luca, Oscar Farinetti, Brunello Cuccinelli, Massimo Valsecchi, Carlo Feltrinelli, Francesco Micheli, Pier Gaetano Marchetti, Gianfranco Dioguardi, Carlo Petrini, John Elkann, Carlo De Benedetti, Elon Musk, Carlo Baratta, Paolo Portoghesi, Roberto Ciccuto, Mario Botta, Renzo Piano, Antonio Presti, Andrea Bartoli, Daniele Kihlgren.

E, ancora, porre al centro dell’attenzione i casi di eccezionale rilievo per la rinascita del sud come Matera, capitale della cultura. E valutare gli effetti, nel nostro tempo, dei siti patrimonio dell’umanità indicati dall’Unesco, dei luoghi del cuore del Fai, dell’Associazione dei borghi più belli d’Italia. Il forum sulla cultura a Urbino, in dialogo con Gubbio, è il paradigma ideale per rinovellare il senso profondo dell’impresa di Federico, anche comparandola alla situazione attuale di altre città ducali di piccole e medie dimensioni, come Mantova, Ferrara, Camerino. La posizione emergente di Urbino, grazie al Duca, è una evidenza, ma sarebbe certamente utile misurarne la potenzialità esclusiva rispetto a città d’arte come Siena, Lucca, Viterbo, anche per elaborare e condividere progetti comuni.

È proprio per questo che ho voluto proporre, nello spirito di attualità dell’esempio di Federico da Montefeltro, la mostra su “Arte e potere”, evitando il facile riferimento ai monumenti nelle piazze stabiliti grazie ad appartenenze politiche o all’alibi di soggetti di esaltazione di valori civili, in chiave prevalentemente retorica, dopo la stagione della celebrazione degli eroi risorgimentali. Una selezione di artisti liberi, di eccezionale qualità, che abbiano operato in regime di commissioni pubbliche, senza nascondersi dietro la copertura e l’impegno sociale, ma in nome dei valori assoluti della invenzione, della creatività e della bellezza. Ecco allora, tra i più notevoli, Ivan Theimer, che ha lavorato su commissione di Mitterand e Chirac, all’Eliseo di Parigi, e a Campo di Marte, sempre a Parigi, per il monumento dei diritti dell’uomo e del cittadino, in occasione del bicentenario della rivoluzione francese.

Grande è stato l’impegno di Giuseppe Bergomi per il monumento a Cristina di Belgiojoso, eroina milanese del Risorgimento. Importante anche l’impegno di Giuseppe Ducrot, cui il governo italiano ha affidato l’altare e il pulpito della Cattedrale di Noto.

Seguono i più grandi scultori ceramisti italiani Bertozzi e Casoni, e il virtuoso Livio Scarpella che, per la città di Genova, ha realizzato, su commissione della Fondazione Pallavicino, la statua in bronzo dorato di Nicolò Paganini, posta all’entrata del teatro Carlo Felice. Con questo spirito si celebra senza retorica commemorativa, Federico da Montefeltro.

* pro-sindaco di Urbino