Urbino rimane il “Crocevia delle arti“

Ultimi giorni per vedere al Palazzo Ducale la grande mostra allestita per il 600° anniversario della nascita del duca Federico

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di Giovanni Volponi

Attraverso una tenda scura ci si lascia alle spalle la luce radente del cortile d’onore, summa dell’architettura rinascimentale. Si entra in una serie di ambienti in cui le luci fanno emergere decine di capolavori del Quattrocento. Sculture, tavole, disegni, codici miniati, medaglie, tele, bassorilievi. Volti antichi eppure ben conosciuti, potremmo dire pop; pennellate di autori notissimi; pezzi che potrebbero reggere da soli un museo.

Il dato non scontato è che tutto ciò, pur provenendo da mezzo mondo, è frutto di questo preciso luogo. Il perché, ce lo dice il titolo: “Urbino crocevia delle arti“. La mostra dell’anno di palazzo ducale lunedì purtroppo chiuderà i battenti. Alessandro Angelini, Gabriele Fattorini e Giovanni Russo hanno lavorato al progetto da più di due anni. "L’esposizione – ci racconta Russo, l’unico dei tre curatori che lavora stabilmente in Galleria – era nei pensieri da molto tempo, ma ci è sembrato propizio concretizzarla in questo anno federiciano. Fulcro del percorso espositivo è Francesco di Giorgio Martini, un artista a 360 gradi: trattatista, architetto, ingegnere, pittore, scultore, medaglista, ideatore di marchingegni futuristici, abile direttore di cantieri, uomo di fiducia dei potenti, in particolare del duca urbinate. Solo un altro genio del rinascimento fu più eclettico di lui: Leonardo da Vinci".

Ma del Martini sono giunte a noi molte più testimonianze materiali, e la mostra ne sintetizza la moltitudine: trattati, disegni (il progetto per il mausoleo di San Bernardino è una gemma), sculture, dipinti, bassorilievi bronzei. Spicca tra questi la deposizione eseguita per la chiesa di Santa Croce a Urbino (oggi a Venezia) in cui tra la folla sono ritratti il duca Federico, il figlio Guidubaldo e Ottaviano Ubaldini. L’allestimento “trabocca“ di opere, ricco di colori e varietà, e riproduce l’affollamento di artisti e di capolavori che riempivano il palazzo durante il ducato di Federico. Non solo Francesco di Giorgio insomma: un crocevia delle arti capace di produrre ritratti finissimi (eccezionali i due profili del piccolo duca Guidobaldo di Signorelli e Bartolomeo della Gatta), opere allegoriche (la Musica e la Retorica dello spagnolo Berruguete dipinte per il duca e giunte da Londra), codici miniati (oggi alla biblioteca vaticana), sculture che sembrano vive (il busto della duchessa Battista Sforza oggi al Bargello di Firenze).

Ne abbiamo citati alcuni, ma le opere esposte sono decine e, vedere per credere, tutte davvero straordinarie. Alcuni nomi: Piero della Francesca, Melozzo da Forlì, Fra Carnevale, Bramante, Giovanni Santi. "E usciti dalla mostra – conclude Russo – salendo al piano nobile, si completa il profilo del Martini con gli appartamenti da lui progettati".