Usca ’in saldo’ Sos dal Pd

E se in autunno non ci saranno le Usca? Come affrontare un’eventuale recrudescenza del virus? Di questo si è parlato in Consiglio regionale, grazie all’interrogazione di Andrea Biancani e di Micaela Vitri, Pd: "Ad oggi – ha osservato il primo – non sappiamo quanti medici saranno disponibili a proseguire il servizio, mentre altre regioni come la Sardegna hanno stanziato risorse aggiuntive per garantire l’operatività fino alla fine dell’anno. I pazienti Covid si rivolgeranno ai Pronto soccorso creando ulteriori emergenze". Le vecchie Usca, le unità speciali di continuità assistenziale (i cosiddetti medici a domicilio) sono cessate lo scorso 30 giugno. A gennaio dovrebbero ripartire le Uca, Unità di continuità assistenziale, ovvero un medico e un infermiere ogni 100mila abitanti. E nel frattempo? "Il personale medico nelle Uca – osserva Vitri – avrà contratti brevi e pagati 24 euro lordi l’ora, con il risultato di ulteriori abbandoni. Ecco perché l’assistenza domiciliare è fuori controllo". Ha replicato l’assessore Saltamartini: "Questo è un atto di gestione che non appartiene agli organi di indirizzo politico. Continuare a parlare di remunerazioni più alte per i medici è pura demagogia: il Pd è una forza di Governo e, se ritiene che i trattamenti siano insufficienti, può farsi parte attiva nella richiesta di emolumenti più alti. La Regione, vale la pena ribadirlo, non è l’organo competente". "E’ chiaro – chiosa Biancani – che queste condizioni penalizzanti, non incentivano l’adesione dei medici, con il rischio di disperdere il patrimonio di esperienza e affidabilità. Mi auguro che in sede di conferenza Stato-Regioni, si individui una soluzione. Alcune regioni, come la Sardegna, hanno scelto di agire autonomamente e di stanziare risorse aggiuntive".