Vaccini, l'immunologo Burioni e la rissa in tv a 'Virus'

"Quante assurdità, non far vaccinare i propri figli è come guidare un'auto senza freni"

Roberto Burioni, in Tv battaglia con Red Ronnie e Eleonora Brigliadori

Roberto Burioni, in Tv battaglia con Red Ronnie e Eleonora Brigliadori

Pesaro, 16 maggio 2016 -  E' bufera sulla trasmissione Virus di Rai2 dove, nella puntata del 12 maggio, si è parlato di vaccini. «Questo non è servizio pubblico», ha detto il senatore Pd Francesco Verducci polemizzando con il programma condotto da Nicola Porro e annunciando un’interrogazione alla commissione di vigilanza Rai. Tra gli ospiti c’era anche Roberto Burioni, 53 anni, pesarese, immunologo al San Raffaele di Milano, che ha aperto una pagina Facebook nella quale dà consigli alle mamme e risponde agli attacchi dei contestatori delle vaccinazioni, raggiungendo in pochi mesi i 26mila follower.

Dottor Burioni, da cosa è nata la rissa verbale dell’altra sera?

«Da una serie di falsità, come quella pronunciata dal Dj Red Ronnie secondo il quale la prevenzione delle malattie nei bambini dovrebbe avvenire tramite l’allattamento materno e non utilizzando le vaccinazioni esavalenti».

Adesso ha l’occasione per fare un po’ di chiarezza, si accomodi.

«Intanto è bene dire che i vaccini, come tutti i medicinali, hanno controindicazioni ma i danni sono minimi rispetto ai benefici, parliamo di un caso ogni due milioni. Quanto al collegamento tra l’autismo e le pratiche vaccinali, la scienza finora è stata categorica: non c’è rapporto tra le due cose. In Giappone, quando negli anni ‘90 si è registrato un calo delle immunizzazioni, l’autismo non è affatto diminuito».

La medicina ufficiale è preoccupata dell’avanzata dei movimenti anti-vaccino?

«Certo che lo è. Non vaccinarsi è come guidare un’auto senza freni: si mette in pericolo sé stessi e anche gli altri. Pensiamo al rischio a cui esponiamo i bambini immunodepressi, che non possono farlo».

Si parla di rendere le vaccinazioni obbligatorie. Che ne pensa?

«Sono stato da sempre contrario perchè ritenevo che la strada giusta fosse quella di educare, ma ho cambiato idea».

Perché?

«In questa mia esperienza sui sociale ho toccato con mano l’atteggiamento totalmente irrazionale di queste persone con le quali è impossibile confrontarsi».

Come ha iniziato la sua campagna su Fb?

«È nato tutto per caso. Mia figlia Caterina Maria ha cinque anni: io e mia moglie, quando andavamo a prenderla a scuola, abbiamo scoperto che diverse delle sue amichette non erano vaccinate per scelta dei genitori. Mi sono detto: ‘Ma siamo pazzi?’. Così a settembre, ho scritto il primo post».

Così lei si è scoperto uomo di comunicazione. In realtà è un illustre cattedratico...

«Sono nato a Pesaro e cresciuto a Fermignano, dove mio padre era medico condotto. Mi sono laureato in medicina alla Cattolica di Roma e poi ho passato molti anni negli Usa. Dal 2004 sono al San Raffaele di Milano, dove sono ordinario di immunologia e virologia, oltre a tenere la cattedra di microbiologia».

Quando studia i vetrini al microscopio, a cosa pensa?

«Ricordo a me stesso, ma anche a miei collaboratori e agli studenti, che alla fine di tutto c’è un uomo che sta male e deve essere aiutato».

E’ difficile fare ricerca in questa fase storica?

«In Italia è sempre difficile. Io però ho la fortuna di lavorare al San Raffaele che sotto questo punto di vista è un’isola felice».

Le sue altre passioni?

«La Lazio, a livello di tifo. Pesaro come città dove ho gli affetti più cari e la prima cosa che faccio al mattino è consultare la pagina locale del Carlino online. La musica è soprattutto il Rof».

Pesaro si è candidata a città della musica?

«Mi auguro che consegua il riconoscimento Unesco, perdendo quello di città maglia nera per le vaccinazioni».