Massimo Della Costanza morto, addio al tecnico del Ranch di Valentino Rossi

Lutto per la scomparsa di 'Barbone', aveva 67 anni. Era molto conosciuto in città, specialmente a Muraglia

Massimo Della Costanza, tecnico del Ranch di Valentino Rossi

Massimo Della Costanza, tecnico del Ranch di Valentino Rossi

Tavullia (Pesaro), 17 ottobre 2019 - «Eravamo come una compagnia teatrale di cui lui era sempre il protagonista contribuendo a farci trascorrere un’infanzia e una giovinezza felici. L’allegria che sapeva suscitare in tutti era così bella e vera che persiste anche in questo triste momento». Sono parole di Graziano Rossi a commento della scomparsa, avvenuta nel pomeriggio dell’altro ieri a soli 67 anni, di Massimo Della Costanza detto Barbone, dal soprannome della sua famiglia, ricordando gli anni della combriccola di ragazzi di Muraglia cresciuti insieme nell’amicizia, nella condivisione della vita e nell’amore dei motori. Idraulico di professione, intelligenza eclettica che gli consentiva di fare tutto e di farlo nel migliore dei modi, tantoche si deve a lui la creazione dei sistemi di manutenzione del “Ranch” di Valentino Rossi a Tavullia, con l’adozione di sistemi e strumenti talmente validi da restare ancora oggi all’avanguardia.

«Da ragazzo aveva una Laverda 750 - dice Maurizio “Micio Tonucci - era sempre con noi con le moto da cross. Lo conoscevano davvero tutti». «Avevo diciott’anni, ero già pilota di moto, ma non avevo la patente – ricorda ancora Graziano -. Lui mi portava a ballare nelle balere di Pianello e Sassocorvaro con la sua macchina Innocenti 950 che guidava in maniera spericolata per farmi spaventare il più possibile». Massimo era ovviamente tifoso di Valentino, ma mai in maniera servile e sempre offrendo la sua incomparabile esperienza e capacità di affrontare e risolvere i problemi. Era un idraulico e sembrava un ingegnere. Simpatia travolgente e naturale, mai becera, resta negli annali la sua burla di arrivare in città da Muraglia in auto e fingere di non riuscire mai a svoltare nel sottopasso di via Kolbe ripetendo la manovra all’infinito, creando dietro di sé file lunghissime e sempre più inferocite che mettevano in imbarazzo perfino uno scafato come Graziano Rossi il quale, ripensando proprio a quell’episodio ripetuto sistematicamente con lui a bordo, dice con estremo affetto: «Lui era un meraviglioso teatrante, era uno di quei rari ingegni che sanno imparare dalla vita, la scuola migliore che c’è se sei uno come lui».  

A volte, negli ultimi tempi, quando già la malattia lo aveva segnato, Barbone veniva a cena con un gruppetto di amici per festeggiare qualche buon risultato di Valentino. Lindo, sereno, con il sorriso sulle labbra, una sera disse, come fosse uno scherzo non ben riuscito: «Certo, non era questa la vecchiaia che mi sarei aspettato di dover vivere». Una persona autentica, capace di giudizi decisi e precisi su fatti e persone. Anche un uomo all’antica mai abbindolato dai fuochi artificiali della presunta modernità. «Gi ingegneri che lavorano al Ranch - dice ancora “Micio“ - adoperano ancora i macchinari creati da Barbone». E’ stato cremato. Ha lasciato la moglie Patrizia.