
Vangi, aperto il testamento. La statue divise tra Pesaro e Barberino del Mugello. Sgarbi: "Dove le metterete?"
E’ stato aperto nei giorni scorsi il testamento del grande scultore Giuliano Vangi, morto nella sua abitazione dei viale Trieste alla fine di marzo. Dentro le sue volontà. Che sono queste: le opere, fatta eccezione per quelle che la famiglia vorrà conservare, saranno divise tra il comune di Pesaro e quello di Barberino del Mugello, dove Vangi era nato. Nel legato testamentario sono escluse donazioni per la Fondazione Carifano che aveva espresso il desiderio di realizzare un’area museale dedicata a questo artista a palazzo Bracci Pagani. Un progetto naufragato perché il lasciato doveva essere molto ampio vista la grandezza dell’area espositiva.
Ma in cosa consiste il patrimonio artistico che Vangi ha deciso di donare? Si tratta di una cinquantina di statue, grandi e piccole, che in questo momento sono conservate a Pietrasanta, dove lo scultore realizzava le opere che in tantissimi casi prendevono corpo nel suo studio, le partoriva nel suo ‘ pensatoio’ di via Vaccaj nella zona mare. La gran parte delle opere che ora si dovranno dividere Pesaro e Barberino del Mugello vennero esposte al museo d’arte moderna di Rovereto, in una grande mostra che accostava Vangi ai ai giganti della scultura del Rinascimento. Un grande successo di pubblico, con estimatori di questo artista arrivati un po’ da tutto il mondo. Una esposizione che venne organizzata da Vittorio Sgarbi – presente al suo funerale in Duomo – che ancora oggi ribadisce che "sarà importante e necessario per la Capitale della cultura, trovare una sede dove esporre le opere che saranno donate dalla famiglia, anche un contenitore industriale per il favorevole contrasto".
Non solo questo perché ci sono anche centinaia e centinaia di disegni, molti preparatori delle opere che poi andava a realizzare, ed un centinaio in questo momento sono in mostra a Chiasso, in Svizzera, fino a settembre. Anche questa una mostra di successo che ha visto la collaborazione, nell’allestimento, dell’architetto Mario Botta da sempre al fianco di Giuliano Vangi come nella realizzazione dell’anticonvenzionale basilica di Seul in Corea. Tutti questi disegni torneranno nella mani della famiglia e cioè della moglie Graziella e dei due figli, Marco, violoncellista che abita in città e Dario che è invece ingegnere meccanico con docenza all’università di Firenze. Ma anche questi poi verranno poi donati. Nelle mani della vedova dello scultore e dei due figli resta però la gestione di questo grande patrimonio.
L’unica cosa sicura fino a questo momento è questa: all’amministrazione di Pesaro e quindi all’assessore alla Cultura Daniele Vimini sono arrivate le foto di tutte le opere di Vangi, ora conservate a Pietrasanta. In pratica viene data al Comune la possibilità di scelta dei pezzi.
Stessa cosa vale con i disegni. Sicuramente impossibile realizzare una mostra per Pesaro Capitale della Cultura perché gli spazi pensati per il museo del Novecento sotto palazzo Mazzolari Mosca in via Rossini, dove partono i lavori di ristrutturazione dello stabile, non sono utilizzabili. Seguendo il pensiero di Sgarbi una location potrebbero essere i grandi capannoni del cantiere navale, oppure il cortile di Rocca Costanza se il sindaco Andrea Biancani e l’assessore Daniele Vimini riuscissero ad imporsi in tempi brevi con il Demanio e la Soprintendenza passando per Luigi Gallo che è stato nominato responsabile del museo di Rocca Costanza. Una soluzione quest’ultima che troverebbe sicuramente il massimo consenso da parte della famiglia che in questo momento non vuole parlare. Una grande mostra che richiamerebbe visitatori non solo dall’Italia ma anche dall’estero vista la notorietà a livello mondiale di questo scultore.
Maurizio Gennari