Vangi, i gabbiani e la stazione delle corriere

Franco

Bertini

I gabbiani del maestro Giuliano Vangi ci perdoneranno se per un attimo, più forte di quello dell’arte fu, durante la cerimonia di inaugurazione del monumento in piazzale Matteotti, la voce della sirena della giovinezza evocata dalla presenza del professor Oddo Bucci, nella sua veste di storico titolare delle autolinee, per tutti noi ragazzi "la corriera". Mentre lui parlava, lo sguardo è andato sull’altro lato della strada, verso la piadineria, e sotto il bel sole limpido come quello dell’estate del 1948, l’ho rivisto come se fosse lì, in carne ed ossa, spavaldo, guascone e brillante contaballe, boccoli ricci e voce stentorea, così come appariva nella foto di classe fra il preside Marchetti e la gran professoressa di latino Manzoni: il mio professore di disegno alle medie, il professor Antonio Vitali, che nell’agosto del 1948 assisteva nelle vesti di autorità all’inaugurazione della Stazione delle Autocorriere di piazzale Matteotti. Perché il progetto era il suo, era stato lui a redigerlo e a presentarlo al Comune assieme al geometra Guglielmo Della Costanza. Fu insieme un miracolo e un mistero la storia della nascita di quella stazione in cui gli autobus ancora con una muso lungo otto metri e le valigie sul tetto, arrivavano rinculando per essere pronti a ripartire per le favolose destinazioni dell’entroterra, "fra la via Emilia e il West" come avrebbe raccontato Guccini. "Se da noi i lavori pubblici procedessero sempre con la speditezza di quelli della stazione della autocorriere – attesta il sempre ottimo Glauco Caresana – l’Italia sarebbe densa di opere finite e funzionanti sfatando ogni luogo comune". Tutto avvenne nel giro esatto di un anno e un giorno fra l’agosto 1947 e l’agosto 1948, quando i lavori della moderna struttura erano pressoché ultimati con sala d’aspetto e ufficio informazioni Cit, deposito bagagli, diurno con wc e toilette per uomini e donne, rivendita di giornali, ristorante – bar. Una chiccheria coi contadini a bocca aperta arrivando da Pozzo e Montelabbate. Fu completata in un anno, a conti fatti oggi avremmo già otto nuovi Palasport di viale dei Partigiani... su progetto del mio professore di disegno. Incredibile.