Condannato ieri a sei anni di reclusione Federico M. (pubblichiamo le sole iniziali del cognome per non far risalire al nome dell’ex compagna), 40enne, ristoratore, pesarese, ritenuto colpevole di vari episodi di violenza sessuale, in un caso tentata, e lesioni nei confronti di una donna coetanea dell’Est con la quale gestiva un ristorante. I fatti risalgono al novembre scorso. La donna ha accusato l’ex compagno di averla violentata ripetutamente nel bagno del ristorante che gestivano insieme e di averla picchiata fino a mandarla al pronto soccorso oltre ad averla umiliata gettandole persino urina in testa. E le prove portate sono state ritenute sufficienti per arrivare ad una condanna. Il giudice Francesco Messina ha stabilito anche una provvisionale di 5mila euro rinviando al giudice civile il compito di quantificare il risarcimento danni. La parte civile, con l’avvocatessa Elena Fabbri (che rappresentava anche l’assocazione Gens nova) ha chiesto 70mila euro di danni.
L’imputato, difeso dall’avvocato Paolo Di Loreto, ha scelto invece di essere giudicato con il rito abbreviato, il che gli ha permesso di ottenere uno sconto di pena pari ad un terzo. L’uomo si è difeso dicendo di non aver violentato la sua socia in affari nonché sua compagna portando a sostegno della sua tesi dei messaggini telefonici che avrebbero provato la gelosia della donna. Ma evidentemente quell’ipotesi non è stata creduta. Il pm Narbone aveva chiesto nell’udienza scorsa 7 anni di carcere. Il 40enne ha già una condanna definitiva per lesioni sulla prima moglie, una seconda condanna di primo grado a 6 anni per violenza sessuale sulla seconda compagna e ora questo terzo giudizio per lesioni e violenza sessuale nei confronti dell’ultima compagna. Dal processo è emerso (dall’analisi del suo cellulare) che mentre stava maltrattando e usando violenza sulla donna cercava di tornare con la ex che lo aveva fatto condannare per violenza oltre ad avere contatti con diverse altre donne, tutte straniere. L’avvocato difensore Di Loreto aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste:
Dice l’avvocatessa Elena Fabbri che tutelava la vittima: "Non posso dirmi felice, data la gravità dei fatti contestati, ma sono soddisfatta perché sono stati accertati correttamente i fatti costituenti reato. La persona offesa è la terza vittima che subisce fatti similari, mi auguro che dopo questa sentenza sia l’ultima. Mi colpisce l’atteggiamento dell’imputato: mai un segno di pentimento, di dispiacere nei confronti della vittima, ma anche durante questo processo ha recitato un trito copione quale improponibile perseguitato dalle donne". L’uomo è rinchiuso nel carcere di Villa Fastiggi dal dicembre 2021 per l’alta probabilità che possa rifarlo ancora.
ro.da.
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