Vivere in un mosaico d’arte contemporanea

Viaggio a casa di Carlo Bruscia, dove disegni e bozzetti inondano i tavoli e tappezzano le pareti. Ma anche la cucina ha un ruolo importante

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di Anna Marchetti

Entrare in casa di Carlo Bruscia significa intraprendere un viaggio nell’arte contemporanea, tra opere e cataloghi di grande mostre che narrano delle sue collaborazioni con i più importanti musei italiani ed europei, con i maggiori collezionisti italiani e con gli oltre mille maestri dell’arte conosciuti in 50 anni di attività (raccontati nel libro "Una Arte Story"). Incontri che hanno segnato la vita del padrone di casa come artista, talent scout e organizzatore di esposizioni di livello nazionale e internazionale, alcune delle quali ospitate proprio a Fano.

Bruscia, che vive con l’arte e per l’arte, ha trasmesso il suo talento ai figli Francesco e Mario con i quali condivide la bella residenza della Trave, dove ha realizzato tre abitazioni indipendenti. Varcando la porta d’ingresso ci si immerge nella storia artistica del XX e XXI secolo, con opere che ricoprono le pareti di casa e cartoline, locandine, fotografie che tappezzano pensili e armadiature, testimonianza degli incontri artistici di Bruscia. Altra caratteristica di questa abitazione sono i ritratti del padrone di casa firmati da grandi autori: Bruno d’Arcevia, Mark Kostabi, Fathi Hassan, Lorenzo Di Cecco, Emilio Furlani e Renato Bertini, mentre Tarcisio Generali si è dedicato al ritratto della moglie Giuliana. "Chi mi ha iniziato al mondo dell’arte – racconta Bruscia – è stato lo scultore Edgardo Mannucci mio insegnate all’istituto d’arte Apolloni grazie al quale ho avuto il privilegio di fare lezione con grandi personaggi, da Alberto Burri al critico d’arte Giancarlo Politi fondatore di Flash Art".

Il percorso artistico di Bruscia inizia a Roma, all’Accademia di Belle Arti, dove incontra Pericle Fazzini con il quale si avvicina alla scultura e di cui diventa assistente. Nel periodo romano conosce Emilio Greco, Giacomo Manzù e lo stesso Arnaldo Pomodoro "che ho portato a Fano per il progetto Gregotti-Pomodoro". Bruscia, però, ad un certo punto abbandona la caotica Roma per la più tranquilla Fano dove insegna all’Apolloni. La costituzione di centri culturali, come il gruppo Atomo, formato negli anni ‘60 con Giorgi e Facchini, e "UnaArte" nato negli anni ‘80 con Antinori, Furlani, Rasile, Pucci, Rossi, Gambelli e Perelli, permette a Bruscia di proseguire la sua attività artistica e contemporaneamente di intraprendere quella di organizzatore di mostre.

"Ho lavorato – racconta – con gli artisti della ‘Serie A’ e ho scoperto e valorizzato diversi giovani autori, realizzando importanti eventi". A testimonianza di questi 50anni di attività in casa Bruscia ci sono le monografie e i cataloghi (appoggiati ovunque, dalla cucina alla camera da letto) che raccontano alcune delle tappe più significative, come il recupero e il restauro della "Calamita Cosmica". Opera dello scultore Gino De Dominicis che tra il 2007 e il 2010, ha girato l’Europa esposta in piazza Duomo a Milano, alla Reggia di Versailles a Parigi, a Bruxelles e infine all’inaugurazione del Maxxi di Roma "a cui parteciparono ben 8mila persone". "Tutto è partito – sottolinea Bruscia – dalla mostra ‘2 Secondi’ che nel 2000 dedicammo a De Dominicis al centro UnaArte di Fano".

In casa Bruscia un ruolo importante ha avuto anche la cucina e tuttora il padrone di casa mantiene la fama di ottimo chef. "Per dieci anni – racconta – la mia famiglia ha gestito il ristorante Da Pantalin che faceva 40mila coperti all’anno". All’arte culinaria Bruscia ha dedicato passione e ricerca "recuperando la cucina tipica fanese e marchigiana". Il ristorante Da Pantilin, negli anni ‘80, è diventato il punto di incontro tra arte e cucina con la presenza di tanti artisti e la nascita del premio Pantalin d’Oro. Tornando in casa Bruscia, è qui che sono state ideate le mostre di Giuliani Vangi, Bruno Bruni, Edgardo Mannucci, Valerio Trubbiani e Nanni Valentini, Gesine Arps e Giuseppe Papagni che Bruscia ha realizzato a Palazzo Bracci Pagani nella sua qualità di direttore artistico. Disegni, bozzetti e prototipi inondano i tavoli di casa, qui si pensano e si studiano le iniziative future, tra cui quella dedicata ai gioielli 3D e al gioiello d’artista, partendo dalla scuola orafa fanese nata con Mannucci, Alberto Giorgi e Giorgio Facchini.