
La strategia del nuovo ad: "Avremo cinque aree con dei responsabili e io sarò la regia. Scendo in A2 perché Pesaro non è come le altre"
"So di essere arrivato in una società che non è come le altre. Potevo permettermi di star fermo dopo la rottura del rapporto con Napoli, che ha cambiato proprietà, ma la Vuelle è una società iconica e ho ritenuto che fare l’A2 a Pesaro poteva avere un significato speciale. Una sfida che ritengo professionalmente complicata, ma stimolante: per questo ho accettato".
E’ un nocciolo di concretezza la spiegazione delle ragioni che hanno portato un personaggio come Alessandro Dalla Salda a scendere di categoria. La sua presentazione, ieri mattina, è stata un concentrato di contenuti esposti con una chiarezza che francamente mancava da un po’ di tempo: "Intanto mi fa piacere che la Vuelle abbia deciso di dotarsi di un amministratore delegato, ruolo che non è obbligatorio, sono poche le società che delegano ad una persona la gestione del club – premette il nuovo ad -. Il mio ruolo? Amo organizzare le società suddividendole in aree ben distinte, poi io fungo da cabina di regia: comunicazione, affari generali, ticketing, area sportiva. A capo di ciascuna area, avremo poi un responsabile che farà capo a me".
Arrivato in città martedì, Dalla Salda ha già iniziato i colloqui personali con tutti quelli che lavorano nella sede di via Bertozzini: "Lunedì inizierò ad incontrare l’area tecnico-sportiva, quindi presenterò al Cda una mia idea di organigramma. Sono abituato a lavorare con poche persone, qua sono davvero tante rispetto alle mie abitudini e mi troverò costretto ad asciugare un po’ l’organico, con dispiacere ma seguendo le mie idee". E aggiunge: "Dobbiamo avere una visione nuova per i prossimi anni: prima di tutto dobbiamo essere forti nella struttura societaria, poi mettere a posto quella tecnica. Non mi piace la confusione dei ruoli e la chimica di un club viene prima degli atleti, che non ti danno continuità se non hai le basi societarie".
Suscitando un po’ di sorpresa, alla domanda su coach Leka risponde: "Spiro non è qua in questo momento, appena torna ci parlerò. Ci sono decisioni che vanno oltre i contratti". Dice di non avere un main sponsor da proporre: "Mai promesso di avere qualcosa in mano, quello che so è che non possiamo svenderci per timore di non trovarlo, sarebbe anche scorretto nei confronti dei secondi sponsor che mettono cifre importanti. Nel tessuto marchigiano, secondo me, ci sono risorse da esplorare". Poi affronta il tema del pubblico: "Chiederemo uno sforzo anche ai tifosi, un patrimonio da non disperdere: quest’anno la Vuelle è risultata seconda per presenze ma in mezzo al mare per incassi, anche Forlì, Rimini e Livorno hanno incassato più di noi, possiamo fare di più. Qui c’è tutto per fare bene e non dover imitare nessuno: tradizione, popolarità ed un impianto straordinario. Bisognerà lavorare bene e diversamente sul ticketing".
Infine, sui contratti biennali dei giocatori: "Abbiamo bisogno di alleggerirci, alcuni non sono più dei ragazzini e a fine stagione non c’è stata soddisfazione reciproca, quindi bisogna essere chiari se uno non rientra più nei nostri piani. Arrivare undicesimi in A2 dopo essere retrocessi, quindi con una struttura da serie A, significa che qualcosa non è andato per il verso". Già.
Elisabetta Ferri