Zona arancione beffa: limiti senza benefici. Più contagi e morti nel Pesarese

Le restrizioni sugli spostamenti e le chiusure dei locali non hanno impedito la recrudescenza del virus. Ecco l’analisi dei dati

Le Marche sono state in zona arancione dal 15 novembre al 6 dicembre

Le Marche sono state in zona arancione dal 15 novembre al 6 dicembre

Pesaro, 22 dicembre 2020 - In quale misura hanno arginato la diffusione del virus e alleggerito il sovraccarico del Covid19 sugli ospedali nella nostra provincia i 21 giorni, dal 15 novembre al 6 dicembre, trascorsi con bar e ristoranti chiusi e il divieto di uscire dal proprio comune se non per giustificati motivi? Insomma quanto è stata utile la Zona arancione? Le risposte sono nei numeri che si ottengono confrontando l’impatto delle misure di contenimento nella terza settimana di novembre, quando ancora non si avvertivano i primi benefici delle restrizioni scattate il 15, e la seconda settimana di dicembre, prima di sentire i possibili effetti del ritorno alla Zona gialla (circolazione tra comuni, bar e ristoranti aperti).

Ebbene, i dati ci dicono che i sacrifici delle chiusure e del distanziamento sociale sono stati vanificati almeno da due fattori: dai focolai scoppiati sia all’interno dell’ospedale di Fano Santa Croce il 10 e il 25 novembre, rispettivamente nei reparti di Cardiologia, Gastroenterologia, Medicina che hanno portato complessivamente a un centinaio di positivi, sia nel comune di Fermignano divampato tra il 23 e il 25 novembre, generando 140 nuovi positivi; e, dall’altra parte, il fatto che i maggiori contatti con regioni confinanti come l’Emilia Romagna per motivi di studio e di lavoro abbiano portato a un aumento di contagi, e purtroppo anche di vittime, in aperta controtendenza rispetto alle altre provincie.

Pesaro-Urbino non sembra aver avuto alcun apprezzabile beneficio della discesa dell’indice Rt (quello relativo alla contagiosità), passato a livello regionale dall’1.17 del report del 20 novembre , allo 0,8 del 4 dicembre, per risalire allo 0,97 lo scorso 13 dicembre. L’incidenza dei nuovi positivi infatti è aumentata passando dai 462 casi registrati in provincia nella terza settimana di novembre, ai 607 della seconda di dicembre, con un aumento intorno al 35%. E l’impatto del colore arancione non è stato risolutivo nemmeno sui reparti Covid, anzi il calo dei ricoveri è stato modesto se non addirittura in aumento al San Salvatore, struttura d’elezione per la cura ospedaliera del Covid19 grazie alla presenza di reparti intensivi, semi-intensivi, e di alcuni reparti ordinari per la cura del virus.

Dal 22 novembre al 28 novembre il tasso di occupazione dei letti in terapia intensiva è stato del 17,2%, e nella prima di dicembre è addirittura salito al 17,9%. E’ andata addirittura peggio nella terapia semi-intensiva: 43,1 la media di letti occupati nelle terza settimana di novembre, contro i 49 della seconda di dicembre. Stabile al 40 quella degli altri reparti, mentre è salita al 12 nel pronto soccorso contro l’8,5 di novembre. Questo significa che, per quanto i sanitari abbiamo fatto di tutto per accorciare le deg enze nei reparti non intensivi e trasferire prima possibile i malati nelle strutture territoriali, i nuovi accessi erano sempre numericamente superiori e sono andati a riempire nuovamente le divisioni. Anche nel dato dei decessi siamo in controtendenza rispetto al resto delle Marche. Tra il 22 e il 28 novembre abbiamo registrato 10 decessi sui 71 regionali, pari a un morto ogni 7. Tra il 5 e il 12 dicembre i nostri morti sono aumentati fino a diventare 20 dei 68 marchigiani, pari quasi a 1 vittima su 3.

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