
Riaperto il cuore del Palazzo di Urbino dopo il restauro. Gallo: "Non è solo un luogo, ma una dichiarazione di intenti". .
Diciamo la verità: che l’appartamento di Federico da Montefeltro fosse bellissimo lo si sapeva. Solo lo studiolo vale un viaggio anche dall’altro capo del pianeta, e le stanze adiacenti non sono da meno: qui si capisce il concetto della parola Rinascimento. Poi, il riallestimento di altri ambienti del palazzo nell’ultimo anno aveva già dato un’idea di massima di come sarebbe migliorato. Però chi ieri ha avuto finalmente la possibilità di accedervi dopo i mesi di chiusura, non ha potuto trattenere la meraviglia, compreso il direttore generale dei musei italiani Massimo Osanna, invitato a Palazzo Ducale, alla presenza del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli. L’appartamento è stato riaperto, non è cambiato quasi nulla, eppure è cambiato tutto.
È cambiata l’atmosfera: le nuove luci, i nuovi pannelli e gli apparati di sostegno alle opere, i pavimenti ripuliti, camini, portali e finestre restaurati, persino i nuovi divanetti per i visitatori. Tante piccole modifiche che non hanno scalfito la bellezza delle sale, ma l’hanno globalmente migliorata, e non di poco. Non c’è nulla fuori posto, nessun riflesso (ottimo per i fotografi compulsivi), pareti mai affollate, didascalie esaustive. In tutto ciò, alcuni punti sono stati oggetto di un lavoro più puntuale, a partire dallo studiolo, cuore dell’appartamento: "Lo abbiamo smontato completamente – ha detto il direttore del palazzo Luigi Gallo – e ciò ha permesso di effettuare approfondite ricerche su soffitto, pannelli con gli uomini illustri e tarsie lignee. Ora entrando si capisce che non è solo una stanza, ma una dichiarazione d’intenti di Federico, principe umanista. Ha ritrovato un’unità spezzata nel 1631, quando i Barberini hanno segato i ritratti uno ad uno e ora 14 su 28 si trovano al Louvre. Museo che però ci ha concesso delle nuove fotografie ad altissima definizione, che abbiamo stampato su legno e che sono state ricollocate con le antiche distanze reciproche, permettendo di ritrovare il colpo d’occhio dei tempi di Federico". A questo lavoro si aggiunge un impianto illuminotecnico che ha eliminato ogni riflesso: "Abbiamo inserito tutti i corpi illuminanti nella zona della finestra, per simulare la luce naturale nella sua vera direzione – spiegano Iskra e Giuseppe Mestrangelo del milanese Light Studio, che hanno curato le luci assieme ad Alberto Cottarelli e Patrizia Savino – e anche nelle altre stanze abbiamo cercato di fare in modo che dipinti e dettagli siano illuminati ma che non lo sembrino, facendo prevalere una luce ambientale". Gli studi dei funzionari della galleria hanno poi contribuito a due eccezionali riscoperte: "Sapevamo che vi erano una latrina e un lavabo – aggiunge lo storico dell’arte Giovanni Russo – ma erano murati dall’Ottocento. Durante i lavori li abbiamo riaperti e ora sono visibili, facendo capire ai visitatori come questo palazzo fosse anche tecnicamente all’avanguardia". Il lavabo in particolare era stato scomposto: "Fu diviso in due parti – chiude l’architetto Francesco Primari – ma grazie a dei disegni antichi abbiamo potuto rimontarlo con una precisione al centimetro. Si tratta di un elemento riccamente decorato con rilievi e dorature dallo scultore toscano Domenico Rosselli che ora torna a fare bella mostra di sé".