Quando Parronchi disse: "Ci sono nuovi affreschi di Raffaello"

Il testo integrale del 1969 scritto dal critico fiorentino, dopo aver visto gli affreschi ritrovati a Urbino e ora alla Galleria Nazionale delle Marche. Per leggere la storia, clicca qui.

Alessandro Parronchi e l'articolo del 1969

Alessandro Parronchi e l'articolo del 1969

Sul quotidiano La Nazione del 3 novembre 1969 Alessandro Parronchi (1914 - 2007), poeta, storico dell’arte e traduttore, profondamente legato alla figura di Carlo Bo e conseguentemente alla città di Urbino e alla sua università, raccontò la sua visita alla cappellina dove Silvestro Castellani non aveva ancora staccato l’affresco poi attribuito a Raffaello. Per leggere l'articolo con la notizia sul distacco dell'affresco e l'appello del restauratore a esporlo, cliccate qui.

Di seguito, il testo di Parronchi in versione integrale da La Nazione del 1969.

Ritrovamento Raffaellesco

(da La Nazione del 3 novembre 1969)

A quattro chilometri circa da Urbino, sulla strada che reca a Colbòrdolo, patria di Giovanni Santi, è una frazione chiamata Pallino. Da qui, deviando sulla sinistra, fino a una casa colonica semiabbandonata, che cinque robusti lecci tengono come sospesa sulla valle del Foglia, vengo guidato dal proprietario del luogo per un viottolo sconnesso che gira dietro casa, scende lungo una scarpata, e si ferma a un torrino che rinfianca verso mezzogiorno la costruzione. Per una porticella passiamo dalla luce abbacinante del sole nell’interno del torrino.

A sinistra, la cappellina dove vennero staccati gli affreschi (foto del 1969)
A sinistra, la cappellina dove vennero staccati gli affreschi (foto del 1969)
Affreschi a Urbino, attribuiti a Raffaello da Alessandro Parronchi nel 1969
Affreschi a Urbino, attribuiti a Raffaello da Alessandro Parronchi nel 1969

La bellezza dell’impianto architettonico la si apprezzerà solo quando, ultimato il distacco, se ne potrà condurre in un grafico la ricostruzione. Ma fino da ora si possono veder le figure. Queste mentre appaiono vicine a modelli perugineschi, sembrano accogliere qualche eco da opere di Lorenzo Costa. Così il san Francesco, di fermo impianto, che regge un libro con la sinistra e nella destra impugna la croce. Il nudo del san Sebastiano immette nella duttile gracilità delle forme peruginesche una pienezza atletica È uno slancio insoliti. La testa del san Girolamo, purtroppo molto rovinato, presenta una caratterizzazione di tipo leonardesco. Infine nel volto della santa Margherita, affidato a pochi segni indeboliti, è un punto di sensibilità che sembra definirsi con un nome solo: Raffaello.

La cappellina di Pallino, a sinistra, dopo il restauro
La cappellina di Pallino, a sinistra, dopo il restauro