1 maggio festa del lavoro. "Non si trovano stagionali? Fate contratti veri e vedrete"

Caterina Campolucci dellla Flcams Cgil Pesaro sulla polemica in vista dell’estate "Facciamo tante vertenze per dipendenti sottopagati rispetto a orari senza soste"

Pesaro, 1 maggio 2022 - Si avvicina la bella stagione. Il sole, il caldo, il mare e – come ogni anno – riemerge il tema del lavoro stagionale. Un braccio di ferro sempre più duro: da una parte i titolari degli stabilimenti balneari, gli albergatori, gestori di bar e ristoranti che faticano a trovare manodopera e, dall’altra, tanti giovani, e non, che rifiutano sempre più contratti stagionali per via delle condizioni di lavoro ritenute inadeguate.

Caterina Campolucci della Filcams Cgil di Pesaro e Urbino, fa il quadro dal punto di vista sindacale nel giorno della Festa dei lavoratori.

Quali sono le storie di denunce più gravi che vi vengono raccontate dai lavoratori stagionali pesaresi?

"Non è possibile raccontarne solo una, siamo assaliti quotidianamente da lavoratori che sottolineano lo sfruttamento e le irregolarità che molte volte sono costretti ad accettare. Parliamo di contratti fasulli che nei fatti portano a 12/13 ore di lavoro al giorno, senza possibilità di giornata di riposo settimanale per un compenso di 1000 o, quando va bene, 1.500 euro al mese. Nessuna possibilità, inoltre, di fruire di permessi, di giorni di malattia, di diritti che ogni contratto per legge dovrebbe prevedere. Questi non sono più solo casi, ma situazioni all’ordine del giorno soprattutto durante il periodo estivo".

Queste proposte lavorative, poi, vengono in qualche modo denunciate?

"Certo, seguiamo molte vertenze e, in alcuni casi, i lavoratori concludono il loro percorso trovando risarcimento mentre in altri casi si bloccano a metà, ma comunque i lavoratori e le lavoratrici sentono l’esigenza di esporre le condizioni di lavoro che hanno subito durante tutta la stagione estiva, oppure solo per un breve periodo di tempo".

Chi cerca dipendenti non li trova e, tra questi, c’è chi sottolinea la scarsa propensione al lavoro soprattutto dei giovani?

"Noi chiaramente rigettiamo tutte queste affermazioni, se ci fossero davvero condizioni di lavoro a norma, e un’applicazione dei contratti che segua le leggi, di certo non sarebbero emerse nemmeno le discussioni. Oggi ci troviamo a dover affrontare l’intoppo dei contratti a chiamata che, il più delle volte, sono di copertura. Spesso, vengono segnate per contratto tot ore di lavoro che poi nella realtà sono il doppio o anche il triplo di quelle stabilite, tutto lavoro in nero che non è soggetto a tutele di nessun tipo e che è una zavorra per chi è costretto ad accettarlo".

Il no ai contratti stagionali è legato al reddito di cittadinanza e di disoccupazione?

"Va sradicata anche questa convinzione, se fossero proposti contratti di lavoro a norma non ci sarebbe nemmeno il dubbio sull’accettarli o meno. La narrazione dei datori di lavoro è sbagliata dalla sua genesi, i lavoratori non ci sono perché non sono schiavi e non scendono più a questi patti".

Come vede la situazione in città?

Anche qui è necessario che le logiche cambino, che i gestori e le associazioni locali elevino il ruolo del lavoratore assieme alla sua dignità. Inoltre, riteniamo che la città debba superare la logica della stagionalità e avviarsi verso l’obiettivo della destagionalizzazione tenendo sempre conto della salute e della sicurezza sul lavoro che, proprio la Festa dei Lavoratori ci ricorda ogni anno essere alla base dei diritti di ogni persona".