Nasce Nuova Banca Marche: correntisti salvi

Azzerate azioni e obbligazioni subordinate. Il nuovo istituto sarà venduto sul mercato

Roberto Nicastro, presidente di Nuova Banca Marche e Nuova Carife (Imagoeconomica)

ROBERTO NICASTRO UNICREDIT.

Pesaro, 22 novembre 2015 - Banca Marche è salva. I correntisti non saranno minimamente toccati. I loro risparmi non saranno coinvolti nella soluzione della grande crisi bancaria.

L’istituto di credito cambierà nome: «Nuova Banca Marche». Diventerà una banca ponte che sarà messa sul mercato. Sarà totalmente finanziata - per 900 milioni di euro - dal sistema bancario italiano.

Non sono salve le le vecchie azioni: azzerate totalmente (e con esse gran parte del capitale delle Fondazioni di Pesaro, Jesi e Macerata).

Ma anche le obbligazioni subordinate (circa 400 milioni di euro), convertite in vecchie azioni per poi fare la stessa fine.

Tanto da far esultare la commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager, che ha contributo fortemente a costringere il governo e Bankitalia a questa decisione: «È cruciale che siano azionisti e creditori subordinati a farsi carico dei costi e delle perdite dei fallimenti bancari piuttosto che i contribuenti».

Bankitalia e governo (tanto da riunire di domenica il consiglio dei ministri) hanno così scelto la strada del doppio intervento del sistema bancario. Salvando i correntisti delle 4 banche (oltre all’istituto marchigiano, Ferrara, Chieti ed Etruria), facendo investire 3,6 miliardi complessivi al sistema attraverso il fondo di risoluzione utilizzato per la prima volta nella storia: «L’impegno finanziario immediato del Fondo di Risoluzione è, complessivamente così suddiviso – scrive Bankitalia –: circa 1,7 miliardi a copertura delle perdite delle banche originarie (recuperabili forse in piccola parte); circa 1,8 miliardi per ricapitalizzare le banche buone (recuperabili con la vendita delle stesse), circa 140 milioni per dotare la banca cattiva del capitale minimo necessario a operare». In totale, circa 3,6 miliardi.

«La soluzione adottata assicura la continuità operativa delle banche e il loro risanamento, nell’interesse dell’economia dei territori in cui esse sono insediate; tutela – aggiunge Bankitalia – pienamente i risparmi di famiglie e imprese detenuti nella forma di depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie; preserva tutti i rapporti di lavoro in essere; non utilizza denaro pubblico».

Come richiesto dall’Unione Europea. «Le perdite accumulate nel tempo da queste banche, valutate con criteri estremamente prudenti, sono state assorbite – prosegue la nota di Bankitalia – in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le “obbligazioni subordinate”, queste ultime per loro natura anch’esse esposte al rischio d’impresa. Il ricorso alle azioni e alle obbligazioni subordinate per coprire le perdite è espressamente richiesto come precondizione per la soluzione ordinata delle crisi bancarie dalle norme europee recepite nell’ordinamento italiano dallo scorso 16 novembre».

Per Banca Marche, così come per gli altri istituti «la parte “buona” è stata separata da quella “cattiva” del bilancio», dice Bankitalia. I prestiti in sofferenza sono stati conferiti ad una sola bad bank per tutti gli istituti. Mentre a presiedere le 4 ‘banche buone’ sarà Roberto Nicastro, ex direttore generale di Unicredit. «Gli amministratori hanno il preciso impegno di vendere la banca buona in tempi brevi al miglior offerente, con procedure trasparenti e di mercato, e quindi retrocedere al Fondo di Risoluzione i ricavi della vendita».

Il destino della Nuova Banca Marche è dunque segnato, probabilmente attraverso uno ‘spezzatino’ tra più istituti di credito. Mentre quello degli azionisti e dei detentori delle obbligazioni convertibili è stato deciso in questa domenica grigia. Una fetta di risparmio marchigiano si è definitivamente volatilizzato. E con esso anche la storia di solidarietà e cultura delle fondazioni bancarie.