Berloni cucine verso il fallimento. Niente concordato, oggi il verdetto a Pesaro

Per il tribunale impossibile riconoscere la continuità aziendale: produzione ferma da tempo

La pesarese Berloni fu fondata nel 1960 da Marcello Berloni ed era arrivata ad avere 400 dipendenti

La pesarese Berloni fu fondata nel 1960 da Marcello Berloni ed era arrivata ad avere 400 dipendenti

Pesaro, 9 maggio 2023 – Il tribunale fallimentare di Pesaro ha respinto giovedì scorso la richiesta di concordato in continuità che era stata presentata dai tecnici e dai legali del miliardario taiwanese Alex Huang, titolare della società Thermos con sede negli Stati Uniti, per riportare la Berloni cucine in bonis e riprendere quindi la produzione. E questa mattina la storica società verrà dichiarata, molto probabilmente, fallita. Per cui questo brand, noto non solo in Italia, ma anche all’estero, andrà a finire all’asta un po’ come è accaduto per un’altra consorella finita male, la Del Tongo cucine, che è stata valutata qualche mese fa 58mila euro.

Una vicenda nata male e finita peggio quella pesarese perché il caos, e quindi il blocco produttivo, è arrivato quando i tre soci di maggioranza di questa fabbrica di cucine – tutti e tre di Taiwan – hanno iniziato a litigare facendo scattare la richiesta di concordato volontario con la nomina di un professionista romano, Alessandro Meloncelli. Il tutto nel novembre del 2019. Per l’unico componente della famiglia rimasto all’interno con una piccola partecipazione, Roberto Berloni, nessuna arma in mano per poter fermare o arginare la caduta nel baratro di questa azienda che era stata fondata dal padre Marcello e dallo zio Antonio nel 1960 e che aveva raggiunto i 200 milioni di euro di fatturato con oltre 400 dipendenti nei primi anni del secolo. Benché Alex Huang avesse versato già 2 milioni e fosse pronto a mettere sul tavolo altri 800mila euro per riportare in bonis la società, i giudici hanno deciso diversamente. Questo sulla scorta di una legge fallimentare che dice che non si può concedere il concordato in continuità ad una società che di fatto da mesi è chiusa. I legali del miliardario asiatico hanno comunque annunciato che presenteranno ricorso contro la decisione del tribunale fallimentare di Pesaro.

Approfondisci:

I vent’anni della Tecnoplast di Pesaro: fatturato boom e assunzioni. "Crediamo nel territorio"

Soprattutto, dietro questa partita, ci sono ancora diversi operai che devono ricevere gli stipendi arretrati, il tutto per un totale di 540mila euro. Contenzioso questo che era stato messo nel conto da chiudere attraverso appunto l’aumento di capitale di 800mila euro, operazione finalizzata anche a cacciare dalla società le piccole quote che rimanevano dei due ex soci, amici all’inizio dell’avventura pesarese poi diventati nemici.

Il figlio di Marcello Berloni, Roberto ieri commentava con amarezza questo finale amaro dell’azienda di famiglia: "Il pensiero va a mio padre che ha fatto di tutto e contro tutti per salvare la fabbrica e i suoi operai. Mi dispiace per quelle persone che vengono coinvolte in questo fallimento e magari anche le opportunità di ripresa che così sfumano. Questa l’unica cosa che posso dire perché non so quali siano le ragioni che hanno spinto i giudici a prendere questa decisione".

Approfondisci:

Scavolini, una storia di scelte controcorrente Il sud per partire e la rinuncia alla Salvarani

Scavolini, una storia di scelte controcorrente Il sud per partire e la rinuncia alla Salvarani