Pesaro, tanta ricerca di dipendenti. I sindacati: “Rispettate i contratti e li troverete”

Basta farsi un giro in città per vedere decine di annunci per la caccia al personale. L’Usb lancia la crociata: "Stanchi di essere spremuti"

Riparte la ricerca di personale anche a Pesaro

Riparte la ricerca di personale anche a Pesaro

Pesaro, 3 febbrario 2023 – Stanno già spuntando come funghi in viale Trieste i cartelli di ricerca di personale davanti a bar, ristoranti e hotel. E ricominciano le barricate. Perché il sindacato di base Usb, facendo proprio riferimento alla riviera cittadina, e facendo anche nomi e cognomi di titolari di attività, alla fine di un lunga filippica scrive: "Siamo stanchi di essere spremuti e sopravvivere con 4 spicci in inverno mentre voi vi comprate Porsche e villette".

E Mattia, rappresentante per Pesaro di Usb, aggiunge: "Il lavoro deve essere pagato, i contratti collettivi di lavoro vanno rispettati, i riposi devono essere dati. Cose queste che rispettano in pochi, le mosche bianche, e questo vale anche negli hotel e non solo nei bar, nei ristoranti e quelli che lavorano dai bagnini. Questo è uno sfruttamento. Ci vengono segnalate persone che nel corso della stagione pur avendo lavorato oltre 300 ore se ne sono viste pagate 70".

Una vicenda quella degli stagionali che riguarda, nella sola riviera pesarese, alcune migliaia di persone. Ma giri pagina e sindacato, il tono non cambia perché Roberto Rossini della Cgil dice: "Forse occorrerà porsi la domanda del perché solo il 30 per cento dei ragazzi che escono dal Santa Marta lavorano e tutti gli altri cambiano strada?". E Caterina Campolucci che segue proprio la categoria per la Cgil, aggiunge: "Esistono degli accordi che i sindacati e le associazioni datoriali a partire dalla Confcommercio hanno firmato per il rispetto dei contratti collettivi nazionali, ma poi quando scendi nei singoli casi c’è chi dimezza le ore e tanti altri invece fanno solo contratti a chiamata. Se si rispettassero le normali condizioni di lavoro molto probabilmente il problema della mancanza di personale sarebbe superato. Poi si arriverà sotto Pasqua che inizieranno le solite lamentele per cui torna la narrativa che i ragazzi non hanno voglia di lavorare oppure non accettano per colpa del reddito di cittadinanza e via dicendo. Si parla tanto del turismo anche nella nostra città – continua Campolucci – ma così non si cresce, si perdono professionalità per cui in tanti lasciano il settore per andare a lavorare in fabbrica dove almeno la domenica la passano a casa e se gli viene richiesto di lavorare il sabato, gli straordinari vengono conteggiati e pagati. In quanti si presentano al sindacato? In tanti vengono a denunciare, ma poi sono anche in tanti coloro che rinunciano a fare vertenza sindacale".

Dall’altra parte del tavolo, e cioè le associazioni di categoria, cosa dicono? "Io non dico che tutti quanti i gestori di attività stagionali siano dei santi, perché come in tutte le categorie, c’è chi non rispetta la regole – dice Davide Ippaso di Confesercenti –, ma è anche vero che dall’altra parte ci sono anche molti giovani che non hanno nemmeno voglia di lavorare. Ai tempi miei si faceva la stagione per pagarsi gli studi. Oggi questo non accade più. Poi questa storia dei ristoranti che sono sempre pieni deve finire. Perché se è forse vero che nei weekend si lavora generalmente bene, è altresì vero che la settimana è fatta di 7 giorni. E degli altri giorni nessuno dice: fai magari 10 coperti al giorno contro i 60 del sabato. E con il personale in regola lavorando solo venerdì e sabato, soprattutto, molti non stanno in piedi". E siamo a febbraio...

m. g.