Pesaro, guerra del cemento alla Celletta. Caos in maggioranza

Gambini attacca: "Speculazione". Ricci furioso. Briglia: "Sindaco bullo"

Consiglio comunale, Gambini (Fotoprint)

Consiglio comunale, Gambini (Fotoprint)

Pesaro, 23 luglio 2019 - Lite in consiglio comunale tra il sindaco e due consiglieri del Pd: Michele Gambini e Rito Briglia. Con Matteo Ricci che ha inveito, facendo intendere una resa di conti in una urgente riunione di maggioranza: «Io penso che ci sia un problema politico con voi due, perché non si sta in maggioranza in questo modo. Si può dissentire, ma non così come avete fatto voi in questi due mesi. Convochiamo subito una riunione per chiarire chi sta in maggioranza e chi no». L’oggetto della discordia era la variante per consentire la costruzione di un centro commerciale su un terreno di 5mila metri quadri alla Celletta, vicino al campo da calcio. Un terreno di proprietà comunale, tutt’ora verde, reso edificabile nel 2003, quando l’allora amministrazione decise di trasferirvi il bocciodromo Concordia. Il trasferimento però non è mai avvenuto, finché la giunta Ricci ritenne più adatto spostarlo in via dell’Acquedotto, nel palazzo in costruzione in questi mesi. Quel terreno alla Celletta, però, ha mantenuto la destinazione d’uso idonea al bocciodromo, ossia ricreativa. Una destinazione d’uso ormai superata. Così, ieri è arrivata in consiglio la delibera per trasformarla in commerciale.

Per Gambini, però, essendo venuto meno il motivo per cui quel terreno era stato reso edificabile, il Comune avrebbe fatto meglio l’interesse dei cittadini riportandolo ad agricolo. Il consigliere lo aveva già detto in maggioranza. Ieri lo ha ribadito in aula senza tanti giri di parole: «Questo è un caso di pura speculazione edilizia, anche se è pubblica». Un’accusa che il sindaco non ha digerito: «Speculazione è una parola grave, che non accetto», ha alzato la voce, interrompendo Gambini. Il quale ha poi continuato: «Io c’ero quando quel terreno venne reso edificabile, lo si è fatto solo ed esclusivamente perché si andava a fare una struttura sportiva in mezzo ad altre due strutture sportive. Ora sacralizziamo quella decisione, però la traviamo perché andiamo a cambiare destinazione. In questi giorni il sindaco ha detto che un Comune non può lasciare improduttivo il proprio patrimonio – ha ricordato Gambini –. Sono parole che mi hanno scosso perché mi offende profondamente che un campo possa essere definito improduttivo. Un campo ha un valore ambientale e cattura Co2. Secondo me è un errore considerare solo il prezzo di mercato come valorizzazione. Forse è il punto di vista del privato, ma il Comune deve ragionare per la collettività, mi sembra un periodo veramente cupo se adottiamo il punto di vista del privato. Anche nel programma elettorale – ha continuato Gambini – c’è scritto che non vogliamo consumare suolo pubblico. Andiamo a costruire su un’area verde dove già il futuro casello porterà devastazione, tutto questo per 1,3 milioni di euro, e diciamo che non vogliamo consumare suolo? Qui c’è una incoerenza, facciamo una cosa opposta a quella che abbiamo detto». Immediata la replica di Ricci: «Le cose dette da Gambini sono molto gravi, non le consento di dare dello speculatore al sindaco. Le considero poi profondamente sbagliate perché un amministratore che non valorizza il proprio patrimonio pubblico è un cattivo amministratore. Pesaro non può svendere il patrimonio che ha. E non mi si faccia la lezione sulla Co2 perché la nostra linea di portare il verde dentro la città è chiara. Poi accusare l’amministrazione di non fare politica ambientale sana... non l’accetto. Il Comune non fa speculazione, se incassa una vendita li investe in opere per i cittadini. Costruire sul costruito vuol dire non prevedere nuove aree. Se lei non era d’accordo poteva non sottoscrivere il programma». Nel mentre che il sindaco parlava, Gambini lo interrompeva per spiegargli che per speculazione intendeva il significato della Treccani, ovvero azioni che vengono compiute per trarre un profitto di mercato. «Non venga a fare il professorino con me», lo ha bacchettato Ricci.

A difesa di Gambini è intervenuto Briglia: «Ad un consigliere non si risponde così. Gambini può non avere scelto la parola giusta, ma il suo, sindaco, è un intervento da bullo. Ho assistito ad una scena in cui un consigliere ha fatto un intervento con una parola inadatta e un sindaco che ha risposto da bullo. Bisogna sapere gestire con equilibrio il dissenso, e lei non lo ha dimostrato. Questa delibera l’ho portata avanti io come assessore, ma esco, vado proprio a casa e non la voto perché ho bisogno di riflette». E mentre se ne andava, Carlo Rossi, anch’esso del Pd, lo ha rimproverato: «Quando io nel 2006 votai contro una delibera e venni aggredito, giustamente, da Ricci e Daniele Vimini non ricordo che lei consigliere Briglia mi abbia difeso». Poi Gambini ha provato a riportare la pace: «Non volevo offendere il sindaco, che continuo a sostenere. Ammetto che il termine speculazione era travisabile, ma io intendevo il significato da vocabolario, senza l’accezione negativa che ha assunto». «Scuse accettate – ha concluso il sindaco –. Il dissenso su una delibera può capitare, ma farlo in maniera così plateale no». Pace ripristinata. In attesa della riunione di maggioranza da «convocare subito» per fare il punto «su chi si comporta veramente da consigliere di maggioranza e chi no». La variante intanto è stata approvata, con il voto contrario di tutta l’opposizione, oltre che di Gambini.