Minniti a Pesaro: "Cambiamo pure nome ma rinnoviamo il partito"

Alla festa dell’Unità l’ex ministro degli Interni

Marco Minniti alla festa dell'Unità

Marco Minniti alla festa dell'Unità

Pesaro, 27 agosto 2018 - Grande folla per ascoltare stasera alla festa dell’Unità di Pesaro l’ex ministro degli Interni Marco Minniti, candidato in questo collegio ma poi scalzato dal fuoruscito del M5s Andrea Cecconi. Eppure stasera per Minniti c’era il popolo Pd, che lo ha applaudito a lungo. Anche quando ha dichiarato che "non saprei che nome dare al partito, ma soprattutto vorrei che cambiasse profondamente. Cambiargli solo nome sarebbe una scorciatoia. Dobbiamo essere pronti a ricostruire un rapporto col Paese, e dobbiamo essere consapevoli di volere cambiare, dimostrando di voler bene ad un aggettivo fondamentale: democratico, a cui gli altri partiti spesso non fanno riferimento. Dobbiamo avere l’obiettivo di tenere insieme crescita economica e giustizia sociale, umanità e sicurezza. Il governo Lega e M5s non ha fatto nulla per risolvere la rabbia dei cittadini, noi del Pd abbiamo il compito di liberarli dalla rabbia e dalla paura. I populisti invece stanno accanto alla gente, fanno finta di ascoltarla ma la tengono incatenata alla rabbia".

Marco Minniti
Marco Minniti

Poi Minniti parla della nave Diciotti, "una nave della marina italiana trattata come se fosse straniera, con 177 immigrati ed equipaggio con le stellette. Non c’era nessuna emergenza immigrati, non c’era motivo per giustificare quello che è successo, ma lo si è fatto perché bisognava tenere viva la strategia della tensione comunicativa ovvero la propaganda politica sulla pelle delle persone. E il trattato di Dublino sapete chi l’ha firmato, quello che impone al migrante di rimanere nel porto di approdo? Berlusconi e Maroni. E di 11mila ricollocati, il grande alleato di Salvini, l’ungherese Orban che ora arriva in Italia, non ne ha preso nessuno: zero. Il governo attuale ha portato l’immigrazione come grande emergenza proprio quando non era più così perché quando ho lasciato il Viminale gli arrivi dalla Libia erano diminuiti dell’85 per cento. Salvini ha fatto la conferenze stampa all’interno di un partito, gestisce il ruolo con tweet e pensa a fare le dirette facebook. Quando fa il suo lavoro? La sua è strategia della tensione comunicativa".