Urbino, 31 gennaio 2014 - Permettete per favore a uno straniero, che con sua moglie ha conosciuto Urbino dagli anni Sessanta, la libertà di esprimere qualche osservazione sulla condizione della "città".

Ho messo la parola città fra virgolette. Perché? La ragione è che, ai miei occhi, non è più una città. Una città deve avere cittadini, ma Urbino è ridotta a un agglomerato di presenze isolate, molti, soprattutto gli anziani, con volti di pietra.

Si fanno molti discorsi in Urbino sul turismo. Però, nei tanti luoghi del mondo in cui mi sono trovato - come corrispondente speciale, per i giornali inglesi, in Europa dell'Est, in India, in Cina, in Afghanistan ed altri - Urbino è forse il meno ospitale di tutti.

Non ho mai visto un cartello dove si legge "Benvenuti in Urbino". Nello stesso modo, ci sono tante chiacchiere sul tema dell'"internazionalizzazione". Ma pochi urbinati, pubblici amministratori inclusi, parlano inglese, la lingua internazionale.

Oggi, c'è lo spettacolo della competizione politica per il sindaco. In questo contesto, lo straniero vede che Urbino è un esempio in miniatura dell'abisso in cui è sprofondata la politica italiana. In Urbino, ogni sindaco negli ultimi decenni è apparso a me sempre meno qualificato (è possibile?) del suo predecessore in una successione di individui mediocri.

Ma l'Italia è un paese che generalmente premia le relazioni non il merito, con i più bravi sottoposti ai meno bravi in ogni settore della vita, e in cui l'aria fritta è il linguaggio del dibattito politico.

In Urbino, come a Roma, l'auto-referenzialità comanda. Parole, parole, parole - "progettualità" senza progetti, "apertura" mentre tutto rimane chiuso, "innovazioni" quando niente cambia - prendono il posto della sostanza; il poltronismo cancella la lealtà politica; e dietro le quinte c'è la corruzione, senza dubbi, ma di cui pochi osano parlare.

C'è omertà anche in Urbino. Amanti di Urbino, come siamo noi, non vedono molte speranze. L'Urbino che abbiamo conosciuto, quando le famiglie facevano la passeggiata e nessuno defecava nelle strade i giovedì notte, non esiste più. Non veniamo ad Urbino la sera.

Ho scritto alcuni di miei libri migliori qui, ma quando interrompo il lavoro posso talvolta sentire il tanfo di Ca' Lucio nell'aria mentre contemplo uno dei paesaggi più belli al mondo. Qui c'è riciclaggio dei politici ma non dei rifiuti.

Credo, infatti, che lo stemma araldico di Urbino debba essere cambiato, se vuole simbolizzare ciò che è successo alla città. Dovrebbe avere l'immagine di una balla di paglia come quelle messe rusticamente nelle strade della fu-nobile Urbino alla Festa del Duca, e nel cielo sopra la paglia l'immagine di un gabbiano in volo a cibarsi fra i rifiuti di Ca' Lucio.

Ci sono cose serie qui, un circolo vizioso, una "città" senza cittadini e cittadini senza una città. Peggio ancora, molti dei candidati sindaco sembra che pensino che una soluzione ai problemi di Urbino sia quella di mettere le mani sui "fondi europei".

Però Urbino è stata degradata dagli urbinati stessi e certamente non dai forestieri. Quindi deve prima di tutto salvarsi da sola, se c'è la possibilità di farlo. Ma come, quando il merito non è al comando, così nel Comune come nell'Università, il cui il futuro è in pericolo. Ci sono eccezioni ad ogni regola, e ci sono docenti buoni e laboriosi in tante facoltà. Conosco alcuni di loro.

Ma l'università di Urbino - dove la cattiva amministrazione recente è costata la perdita di secoli di fiera indipendenza - è destinata a pagare un alto prezzo per i suoi rettori magnifici che non sono magnifici, i suoi ricercatori che non fanno ricerca, e i suoi pendolari che fanno visita per un giorno prima di prendere il treno a Fossato di Vico per il ritorno. Urbino nel suo declino deve preoccuparsi.

Lo scandalo di Santa Lucia ha creato un senso di orrore fra gli architetti internazionali che ne sono a conoscenza. E' stato un atto di violenza contro la stessa Urbino. Io ho visto personalmente il dolore nei visi dei passanti mentre una metà degli alberi in via Gramsci era in abbattimento. Ma è stato anche un cazzotto in faccia all'Unesco e al mondo. Solo individui senza senso civico o estetico avrebbero potuto permetterlo.

Ma la brutalità di Santa Lucia può essere capita. Urbino, che presuntuosamente aspirava a diventare Capitale europea della cultura, è stata per anni nelle mani di persone prive di cultura. Adesso l'aria di Urbino è piena di retorica politica italiana, la retorica di "cambiamento".

Certamente, c'è bisogno di qualcuno di alta qualità personale che possa portare Urbino sulla sua barella nella sala di rianimazione, politica, economica ed estetica. Essendo fiero dell'onorificenza ricevuta dal presidente Ciampi come ufficiale dell'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana", sento il dovere di dire che Urbino ha bisogno di una classe nuova di servitori del bene pubblico, e non solo di rappresentanti dei tesserati e loro parenti, o un pneumatico ricostruito di un veicolo in via di rottamazione.

Richiede anche un sindaco che parla senza retorica - se ci fosse - e che sia colto, educato, onesto, pratico, esperto, attivo e sincero, un abitante locale di Urbino, interessato a restaurare il decoro perduto, che sarà presente e visibile regolarmente in piazza e nelle strade, e che non metterà nelle sue tasche tangenti o regali costosi, frutto di interessi nascosti.

E forse, anche, un sindaco di Urbino porterà un giorno un fiore al cimitero di Montecchio in memoria dei miei connazionali che li riposano, e che hanno sacrificato le loro vite per la libertà dell'Italia e di Urbino.

di David Selbourne