Renato Zero a Pesaro, puro show all'astronave gremita di sorcini

Tre ore di strabiliante spettacolo hanno infiammato gli animi, alla seconda tappa pesarese del Folle Tour

Il concerto di Renato Zero alla Vitrifrigo Arena (Fotoprint)

Il concerto di Renato Zero alla Vitrifrigo Arena (Fotoprint)

Pesaro 24 novembre 2019 - Alla Vitrifrigo Arena trepidante attesa per l'inizio della seconda tappa pesarese del Folle Tour, con tanti countdown da dieci a zero. Poi uno Zero in grande spolvero ha infiammato (per la seconda serata di fila) l'astronave, gremita all'inverosimile di scatenati sorcini. Come al solito Renatone non li ha delusi, sfoggiando con classe i suoi scintillanti costumi di scena cotonati da eccentrici copricapo e cantando il repertorio di canzoni che lo ha portato ad entrare nella leggenda del pop italiano, restando sulla cresta dell'onda e nelle classifiche per mezzo secolo. Cinque decenni di carriera, condensati in tre ore gli strabiliante show.

L'inizio della ricchissima scaletta è stato affidato a "Il mercante di stelle", tra gli applausi dell'Arena. Poi un'alternanza di brani singoli e medley, soprattutto estratti dal suo ultimo album 'Zero il folle', cantati a squarciagola dai presenti e inframmezzati da alcune riflessioni dell'artista/poeta romano.  Ci sono voluti ben 35 minuti di musica prima che il re dei sorcini si rivolgesse direttamente a loro per ammonirli. Lo ha fatto subito dopo 'Sogni di latta' per introdurre 'Che fretta c'è'. "Quanta fretta di andare - ha detto il saggio 69enne - di prendere certe fregature dal tempo, perché non lo rispettiamo più. Siamo qui per lascire una traccia, perché qualcuno ci ha lasciato questa opportunità... invece noi lo buttiamo via". 

Pesaro,concerto di Renato Zero alla vitrifrigo arena

Venti minuti dopo, acclamato dalla folla, è tornato a parlare di valori. "Grazie grazie grazie.  Volevo riflettere su questa nostra condizione,  questi anni.  Questo nostro paese, pianeta aveva un segno distintivo, ci teneva lontani dalla bestialità e poco rispetto per gli altri.  In ogni epoca nei momenti di difficoltà l'uomo ha avuto una intuizione, di volgere gli occhi alle nuvole per avere un contatto ideale con il  grande artista che è Dio. Oggi la responsabilità di questo tracollo è da attribuire a noi, tutti,  di ogni colore,  piccoli o geni.  Anche se i geni non troverebbero spazio qui,  perché è stato preso da quelli che con il denaro si comprano tutto". 

Nella trentina di brani che hanno emozionato il pubblico, non sono mancate le intramontabili 'Questi anni miei', 'Madame' e 'Triangolo'. La conclusione invece è stata affidata a 'Il cielo', perché fosse più chiaro il concetto: "ma che uomo sei,  se non hai il cielo"?