Pesaro, 13 agosto 2010 - Non tutte le nemesi finiscono in tragedia. E così capita anche che un ragazzino pesarese, nato e cresciuto cestisticamente fra le braccia di mamma Scavolini e quindi con un 'sano e forte' odio contro Milano, finisca per diventare da grande general manager proprio di quella Milano, oggi Armani Jeans. Gianluca Pascucci, 37 anni, una moglie e una figlia di due anni, è l’ultima conferma che il 'vivaio' pesarese sforna non solamente giocatori di talento ma anche dirigenti di rango.

Pascucci, ci legga in breve la sua scheda professionale.

"Dal 1992 al 2005 circa alla Scavolini, settore giovanile e, grazie alla grande passione, esperto dell’universo e del mercato dei giocatori specialmente americani".

Primo contratto alla Scavolini?

"Lo firmai con Santi Puglisi, personaggio che allora mi impaurì".

Vada avanti...

"Poi tre anni di lavoro per gli Houston Rockets con responsabilità di tutto il mercato giocatori al di fuori degli Stati Uniti".

In pratica che vuol dire?

"Che con base a Pesaro, ogni mese trascorrevo 15/20 giorni in giro per il mondo a vedere partite e giocatori che potevano interessare i Rockets".

Facendo ogni tanto anche qualche incontro particolare...

"Sì, mi capitava ogni tanto di incontrarmi con Umberto Badioli, che era stato con me alla Scavolini, nei posti più strani dove lui andava ad allenare nel suo vagabondare: a Kiev, a Ostenda... il suo è un grande ritorno a Pesaro".
 

A Milano lei quando è arrivato?

"Due anni fa con Lucio Zanca, prima come team manager, poi come direttore sportivo...".

E ora come general manager, come ha di recente dichiarato il presidente dell’Armani Prioli.

"Ah, se lo dice il presidente c’è da crederci".

Rimpianti o nostalgie?

"Per cosa? Sono pesarese al 100 per cento e ce l’ho sempre nel cuore, ma per i dirigenti è come per i giocatori: la professione è lavoro".

Squadra già fatta?

"Ci manca ancora un lungo, sarà un comunitario".

E della Scavolini vista da Milano cosa ne pensa?

"Come prima cosa mi pare di aver percepito all’esterno un ritrovato grandissimo entusiasmo che mi sembrava un po’ scemato nelle due ultime stagioni. Per Pesaro è una base importante, così come lo è la conferma di Dal Monte, coach preparato che dà garanzia".

Com’è il «boss»?

"Il signor Armani? E’ molto presente, viene anche alle nostre cene".

E i budget sono all’altezza dei modelli e del nome?

"Quelli li gestisce lui, ma sono certamente adeguati".

Negli anni ’90, se entravi nella sede della Scavolini e cercavi Pascucci lo trovavi in una stanzetta dello scantinato circondato da monitor, filmati, schede. Sembrava solo un ragazzo timido e invece era la bella infanzia di un capo. Il basket è come un iceberg: la punta sono i giocatori, sott’acqua ci sono invece quelli che 'pensano'. Come Gianluca Pascucci, pesarese e meneghino con casa in Corso Sempione.