Benelli all’ultimo stadio

Viaggio nel degrado della casa della Vis abbandonata

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Questa è la settimana in cui la Vis Pesaro e il Comune (e sarebbe il caso di metterci anche i tifosi che andrebbero convocati come parte in causa) dovranno scegliere dove spendere i 900 mila euro messi generosamente a disposizione dall’Amministrazione comunale: se per rifare il terreno gibboso, che non drena e dove crescono anche ceppi di lattuga (non esiste in nessun altro campo professionistico) oppure abbassare la tribuna Prato, allungarla per tutto il campo e coprirla. Oppure entrambe con l’intervento di privati, come sarebbe auspicabile. Ma basta fare un giro per il Benelli per capire che il problema è ben più vasto e può essere risolto non attaccando pezze ma facendo un progetto su un’area strategica, semicentrale e incredibilmente abbandonata da decenni da amministrazioni che hanno sedimentato disinteresse, incompetenze, promesse al vento. L’unica che ha messo davvero le mani su questo lazzaretto inguardabile e scandaloso è l’amministrazione Ricci, fors’anche perché il sindaco su questi gradoni c’è stato (anche in campo) da ragazzo e ci va anche ora. Purtroppo si è ritrovato davanti un cumulo di macerie che due milioni e mezzo di euro spesi si vedono a malapena: sono serviti per fare i lampioni, installare i seggiolini e mettere a norma un impianto fuori dai tempi. Sgombriamo il campo da un altro equivoco: dice, allo stadio ci vanno 800 anime. Ma i servizi sono servizi, per ottocento come per ottomila, in una città civile.

Fatte queste doverose premesse turatevi il naso e stropicciatevi gli occhi: la vecchia tribuna Prato è puntellata all’interno ed esternamente si sta sbriciolando, decomponendo. Casca a pezzi come le mura perimetriali dello stadio. Ci sono crepe ovunque, a cominciare dall’ex botteghino della Prato, e per correre fino al retro dove c’è il parco. Il quale potrebbe diventare un parcheggio o un parco pubblico e invece è ridotto a pisciatoio per umani e defecatoio per cani. Passo indietro verso la Prato: i bagni sono cessi, ovvero latrine antigieniche con turche anni ’50, al fianco delle quali ci sono i vasi sospeso per orinare obsoleti, uno dei quali perde acqua (almeno fino a pochi giorni fa). Si sgretola anche la parete dove si vendono le bibite all’intervallo. L’altro scandalo è il settore ospiti: una vergogna nazionale come hanno scritto i tifosi della Reggiana costretti a pescare una birra o uno snack da un buco sotto ai propri piedi. Anche qui i bagni sono provvisori e sotto il box c’è una enorme buca che si intravvede dalle crepe. Immobili da decenni le fondamenta della vecchia curva smontata, con la parte superiore transennata e dove le travi di legno affiorano dal cemento in decomposizione. E che dire della pista? Tagliata e sbriciolata agli estremi. Tutto fermo da anno, tutto immobile. Le domande che la gente si fa sono diverse: c’è un progetto globale? Cosa si vuole fare di quell’area? Dove andranno i parcheggi, che uso si farà del parco? Quando sarà abbattuta la vecchia Prato prima che cada da sola e cosa sorgerà al suo posto? Il campo sarà spostato verso la tribuna coperta prima di fare la nuova Prato oppure si faranno le cose a metà e male? "Pronti per discutere un progetto vero, ora che c’è un grande presidente", dicono i tifosi del Benelli project. Un progetto che abbia un inizio, una fine e tempi stabiliti, degno di una città dello sport e di una capitale della cultura.

Davide Eusebi