Davide Vitali di Pesaro si piazza alle spalle dei "Prof" nella Ultra-Maratona del Cile

Davide Vitali, 57enne ingegnere pesarese, si è piazzato al sesto posto in una ultra-maratona del circuito "Racing the Planet" nel deserto del Cile, diventando popolare fra i maratoneti più folli del pianeta. Una sfida massacrante, superata grazie all'allenamento sulle Dolomiti e alla capacità di non disidratarsi.

Davide Vitali si piazza alle spalle dei "Prof"
Davide Vitali si piazza alle spalle dei "Prof"

E’ considerata la più dura fra le ultra-maratone del circuito "Racing the planet". Ma Davide Vitali, pesarese classe ’66 che partecipa a questi percorsi massacranti con lo spirito da amatore, si è piazzato alle spalle dei professionisti. Un sesto posto ("a 28’’ dal quinto" sottolinea con orgoglio) che è quasi una vittoria per quest’ingegnere 57enne (primo nella sua categoria, dai 50 ai 59 anni), capace di studiare a puntino le tappe e arrivare sempre non particolarmente provato a fine giornata tanto da far esclamare agli altri partecipanti "Be like Davide", ovvero "sii come Davide". Stavolta Vitali, diventato popolare fra i maratoneti più folli del pianeta, ha corso 250 km nel deserto del Cile: "Un terreno salato e quindi croccante, su cui era già difficile camminare, figuriamoci correre, con altitudini comprese fra i 2.400 metri e i 3.300. In agosto mi sono allenato sulle Dolomiti, ma correre oltre i tremila metri non è la stessa cosa. Il primo giorno ho avuto mal di testa, poi mi sono abituato".

Nei sei giorni di gara ha conquistato due sesti posti, un ottavo, un quinto e l’ultima giornata un clamoroso secondo posto "dietro al vincitore che ha vent’anni meno di me!" esclama Davide. La quarta tappa è stata la più dura, 45 km con un caldo pazzesco: "Le temperature hanno sfiorato i 45 gradi ma io amo il caldo e mi sono divertito, mentre molti mollavano io scattavo le foto ai panorami: gli scenari erano fantastici, pareva di stare sulla luna, forse ho perso anche qualche minuto per questo". La difficoltà più grande il primo giorno "quando mi si è rotto lo zaino, che ho ricucito con ago e filo da calzolaio portati con me, per fortuna ha tenuto fino alla fine". Perché nello zaino si trasporta il cibo per sopravvivere durante la maratona mentre gli organizzatori forniscono solo l’acqua e una tenda dove riposare la notte insieme ad altri 5 atleti. Il segreto? Non disidratarsi: "Mi era capitato in Romania così adesso la prima cosa che metto nello zaino sono le pasticche di sale". Il 57° compleanno festeggiato sul volo di ritorno, invece, è stato dolcissimo.

Elisabetta Ferri