"La mia Vis è da playoff Ha mostrato carattere"

Giua, ex centrocampista di fine anni ’80, era allo stadio di Olbia dove abita: "Ho visto una squadra irriducibile giocare fino all’ultimo credendo in se stessa"

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Mario Giua adesso ha 58 anni, quando giocava a Pesaro ne aveva 26 e i tifosi della Vis lo ricordano per quel calcio di rigore del 3 giugno 1990 quando, al 54’ dell’ultima giornata, salvò la Vis in serie C2 battendo il Giulianova. Giua è sempre rimasto vissino dentro, tanto che domenica era a Olbia, dove abita, a vedere i biancorossi: "Già, non vedevo la Vis da oltre trent’anni ma la Vis non si scorda più"

Come l’ha ritrovata?

"Una buona squadra, anche se ha sofferto un po’ con l’Olbia ed è stata fortunata oltre che brava nell’episodio del rigore parato. Poi ci ha creduto fino alla fine. La Vis è quadrata in ogni reparto, con un ottimo centrocampo. Magari ha sofferto un po’ dietro perché l’Olbia è stata arrembante e voleva vincere"

Si è rivisto nel gol di Marcandella?

"Un po’sì, anche io avevo un bel tiro e ci provavo da fuori area. Lui ha segnato un bellissimo gol, ha impattato la palla in un modo straordinario segnando un gol imparabile. Conclusioni così sono devastanti"

La Vis andrà ai playoff?

"Credo che sia la Vis che l’Olbia meriterebbero i playoff. La squadra della mia città ci credeva e credo che la classifica è un po’ bugiarda. Però ha trovato una squadra che come lei voleva andarci ai playoff. Ho visto una partita di buon livello, non vedevo l’Olbia da un anno ed è cresciuta, nel gioco non era così brillante, non era facile per la Vis uscire da questo campo con un risultato e invece ci è riuscita".

Quale l’aspetto che le è piaciuto di più di Pesaro?

"Il suo carattere e la sua voglia di non mollare mai, nemmeno a tempo scaduto. Questo è un aspetto fondamentale se vuoi crescere e conquistare risultati sempre migliori. L’Olbia pensava di avere già vinto, si è fatta schiacciare e alla fine ha pagato la forza d’urto di Pesaro e la sua determinazione".

Cosa è cambiato rispetto al suo calcio?

"All’epoca c’era più qualità a livello individuale e di squadra. Oggi il livello si è abbassato, forse ha inciso la politica dei giovani, la necessità delle squadre di farli giocare per avere contributi federali. Il gioco e la qualità non sono più quelli dei miei anni., Prima c’era più meritocrazia, giocavi se eri all’altezza. La differenza è questa"

Che ricordo ha dei due anni alla Vis a cavallo tra gli anni ’80 e ’90?

"Bellissimi nonostante il primo, in serie C1, finì poco bene con quel grande allenatore di Nicoletti che però si ritrovò con una squadra poco adatta al girone B con squadroni come Cagliari e Foggia, poi promossi in B, Palermo e altre squadre di grande livello. Io mi ruppi il crociato e rientrai l’anno dopo in C2 nelle ultime partite, segnai il rigore della salvezza all’ultima giornata con il Giulianova".

Di quegli anni con chi si sente?

"Mi sento spesso con Perrotti, che a Pesaro tutti ricorderete anche per il gol vincente nel derby a Fano. Ma sento anche il mio amico Marco Manzini, un grande, un supertifoso che mi regalò la foto del rigore vincente. Ci sentiamo spesso, in tutti questi anni è venuto a trovarmi anche in Sardegna anche prima del brutto incidente che ha avuto e da cui è uscito con una forza straordinaria, è davvero un grande come la Vis"

d.e.