La Vuelle aspetta il miglior Kravic per il finale

A Bologna il pivot, poco brillante, era debilitato da un virus intestinale. I tifosi lo discutono ma ora la squadra ha bisogno di lui

La Vuelle aspetta il miglior Kravic per il finale

La Vuelle aspetta il miglior Kravic per il finale

Non è un momento facile per Kravic, rimbrottato da Repesa durante il match con Brescia, poi sballottato dai lunghi di Bologna in un confronto dove l’atletismo l’ha fatta da padrone. Tanto che Totè, schierato in quintetto al suo posto, è sembrato molto più a suo agio sotto il profilo del dinamismo. Non era noto, però, che il pivot serbo era stato male venerdì e sabato, debiltato da un virus gastro-intestinale che aveva persino fatto dubitare della sua partenza assieme alla squadra. Poi Dejan ha deciso di esserci, ma era visibilmente scarico. Il centro di Mostar sta viaggiando a 10,9 punti e 5,6 rimbalzi di media con il 57,9% al tiro che lo vede al 5° posto nella classifica dei tiri totali in serie A. In 23’ di utilizzo non sono male queste statistiche, il fatto è che dopo aver avuto davanti agli occhi per un anno un atleta esplosivo come Tyrique Jones per i tifosi è difficile accettare di non avere un dominatore sotto i tabelloni.

Kravic è un pivot in contro-tendenza nell’era moderna, ma nel sistema di gioco di Repesa ha fatto anche delle partite di sostanza, solo che va in sofferenza quando incontra lunghi molto verticali ed atletici che gli scappano via perché più veloci. E nel basket di oggi la tipologia dei centri è quasi esclusivamente questa: grandi atleti esplosivi, a volte senza nemmeno grandi movimenti nel loro bagaglio, che fanno la maggior parte dei punti su alley-hoop o comunque schiacciando i passaggi dei compagni. Poi però spazzano i tabelloni a rimbalzo, stoppano e corrono il campo con la rapidità di un’ala nascondendo i loro limiti tecnici.

Repesa adotta un sistema complesso per cui ama i giocatori intelligenti e infatti nella sua prima stagione aveva voluto Tyler Cain che era una sorta di regista occulto della squadra, dirigeva i compagni in difesa con maestria e si faceva trovare pronto quando serviva in attacco. Anche lui aveva il suo tallone d’Achille, la statura, per cui a volte aveva pagato dazio. A sette giornate dalla fine, con il mese di aprile alle porte, non serve stare a disquisire se Kravic è o no il tipo di giocatore adatto a questa Vuelle, forse ha più bisogno di sostegno e fiducia per dare il meglio. Magari va spinto a tirare fuori un po’ di quella cattiveria agonistica che siamo abituati a vedere nei giocatori slavi e che invece lui, cresciuto in Canada, forse non ha nel suo dna. Ma in questo momento, con un giocatore come Daye abile a passare la palla il suo rendimento potrebbe anche avere un’impennata positiva. L’importante è che stia bene e faccia il massimo nei minuti che Repesa gli concede, poi il coach ha altre soluzioni nel suo ventaglio con Totè che ha fatto passi avanti notevoli nella tenuta, o con Cheatham al fianco di Austin per un quintetto più agile. Ma il supporto dei tifosi a un giocatore in difficoltà, però indiscutibilmente serio e onesto nel suo impegno, sarebbe certamente più utile dei mugugni in questo momento cruciale della stagione. Elisabetta Ferri