Il veterano e il giovane emergente. Tra Denis Tonucci, classe ’88, e Christian Aucelli, classe 2002, corrono 14 anni, ovvero una carriera. Ebbene, sono stati loro le colonne della squadra nella stagione appena conclusa. Si spera definitivamente. Il difensore pesarese, che dopo tanto girovagare a gennaio aveva scelto come tappa finale la squadra della sua città, ha messo una bella pezza su un reparto che faceva acqua da tutte le parti. Denis risulta il migliore per rendimento: 14 presenze, appena tre sotto la sufficienza, una prova monumentale nella decisiva vittoria con l’Imolese, tanta esperienza anche al servizio dei più giovani. E una media voto di 6,32. Aucelli, subito dietro, merita solo complimenti, avendo giocato da debuttante un intero
campionato su buoni livelli, ricoprendo tutti i ruoli del centrocampo. E’ arrivato già formato, grazie alla scuola del Sassuolo, e adesso per lui si schiudono interessanti prospettive. Al suo attivo 34 presenze (33 con voto), 2 reti e 2 assist. Sul podio vissino anche Aboubakar Bakayoko, rendimento non eccelso ma costante, e comunque tra i pochi capaci di adattarsi alle esigenze
di tre diversi allenatori, tra difesa alta, bassa e media, 4-3-3, 3-5-2 e 3-4-1-2, roba da far girar la testa.
Non è stata la migliore stagione di Alessandro Farroni, a guardia
della terza peggior difesa del girone (55 reti subite), che un anno fa era stato di gran lunga il miglior vissino (6,34 di media) e
quest’anno ha dovuto fronteggiare gragnuole di colpi: 145 tiri in porta e quasi altrettanti fuori dallo specchio. Beninteso, resta tra i migliori portieri della categoria. C’è stato un po’ di spazio anche per il vice Matteo Campani (4 presenze) che ha comunque fatto il suo. Pochi altri hanno viaggiato oltre la sufficienza; peccato che Alessandro Provazza, tormentato da infortuni muscolari e ricadute, abbia di fatto visto il suo campionato concludersi alla 13ª giornata. E’ andata ancora peggio a Davide Marcandella, tra i protagonisti del brillante avvio targato Sassarini: appena 6 gare in tutto, dopodiché la Vis s’è portata dietro un deficit di qualità a ridosso delle punte, mai più colmato. Anché perché presto è venuto meno anche l’apporto di Manuel Di Paola (3 reti per lui, contro le 7 di due stagioni prima), che al rientro ha viaggiato a regime ridotto, per poi finire vittima di ulteriori infortuni. Queste assenze, senza adeguati rimpiazzi, spiegano parecchio della deludente stagione vissina.
Più di tutti, ne ha risentito l’attacco, rimasto a lungo corpo isolato dal resto di squadra, tanto da risultare alla fine il più anemico del girone. Vedi il rendimento di Fedato, 8 reti nelle prime 21 giornate e poi finito nel tunnel, sebbene nel finale di stagione abbia molto contribuito alla causa. Dietro di lui, il vuoto di gol. Basti dire che Gucci, Cannavò, Gerardi e Enem (iprimi due ceduti, e avrebbero fatto comodo) tutti insieme non hanno timbrato un gol; e che Ngom e Sanogo ne vantano uno a testa. Alla distanza, sono venute fuori le qualità di Valdifiori e Pucciarelli, ex compagni su ben altri palcoscenici, ma ce n’è voluto per trovare una condizione accettabile e adattare la squadra alle loro caratteristiche. Su Rossoni basta la parola: affidabile. Capitan Gavazzi ha troppo ballato, al pari di giovani compagni di reparto costretti a pagare tributo all’inesperienza, come Zoia (il giocatore più impiegato in assoluto, con oltre 3.000 minuti), Ghazoini e Gega. Sull’impiego degli under influiscono più i contributi del merito e se molti di loro sono rimasti ai margini vuol dire che non erano al’altezza. Addirittura Sosa, Cavalli, Nicoli non hanno mai visto il campo.