Mars, un alieno è sceso fra noi "Repesa mi sta spingendo ad osare"

A Brindisi l’americano ritocca i suoi high sia nei punti che nella valutazione e fa decollare la Vuelle "Non mi aspettavo di poter essere il top-scorer, sono un uomo squadra: ma il coach mi vuole così"

E’ il top-scorer del campionato. Non solo, è anche primo nella valutazione. In una parola, il migliore. Perché non sempre chi ha tanti punti nelle mani riesce ad essere un giocatore così globale come si sta dimostrando Abdul-Rahkman, invece la valutazione mette insieme tutte le voci positive di un giocatore sottraendo quelle negative ed essere davanti a tutti in questa graduatoria significa solo una cosa: che dentro il campo fai di tutto e lo fai bene.

A Brindisi l’americano che porta il nome del campione di pugilato più famoso di tutti i tempi ("Muhammad Ali era l’idolo di mio padre, per le sue battaglie sul ring e fuori, sono fiero di portare il suo nome" dice) ha ritoccato i suoi high con 23 punti e 34 di valutazione.

"Onestamente non mi aspettavo di essere il miglior realizzatore del campionato perché non sono troppo focalizzato sul segnare così tanto, mi considero un uomo-squadra, pronto a fare ciò che serve di più alla causa. Lo sono sempre stato. Ma coach Repesa mi vuole aggressivo anche sul fronte offensivo e che sia a mio agio sia nel tirare che nel creare per i compagni".

Le cifre con cui era arrivato dalla Polonia, in effetti, non erano strabilianti ed è impressionante che stia giocando a più alto livello in una lega molto più importante: "Ma c’è un motivo: l’anno scorso ho fatto fatica a carburare perché la stagione precedente sono stato fermo ed è la prima volta che mi capita da quando sono un bambino - racconta - perciò questa cosa aveva spezzato il mio ritmo. Ma qui coach e compagni mi hanno dato enorme fiducia e anche la libertà di prendermi tante responsabilità, quindi sono tornato a tirare come facevo al college".

Al PalaPentassuglia doveva essere una sfida fra squadre dello stesso livello, a pari punti in classifica, è finita invece con la distruzione dell’avversario: com’è potuto accadere? "Volevamo essere aggressivi sui due lati del campo sin dall’inizio e continuare ad esserlo per 40’. Penso che questo atteggiamento abbia causato una partenza lenta da parte del nostro avversario che si è abbattuto moralmente, mentre noi abbiamo sempre sostenuto la stessa intensità per tutta la partita".

Mars, che ha approfittato della sosta per volare a casa, è tornato ancora più carico: "Vero, mi sono rigenerato perché sono molto legato alla mia famiglia e constatare che là tutto va bene mi ha fatto rientrare ancora più deciso a fare del mio meglio qui in Italia. Spero che possano venire presto a trovarmi per condividere l’esperienza che sto vivendo, sono rimasti affascinati dai miei racconti". Pesaro lo ha conquistato e non è difficile capire il perché: "Oltre che praticarlo, io sono un appassionato di basket, mio padre era un coach e anche mio fratello maggiore ha giocato, quindi avvertire che la gente comprende lo spirito del gioco, sentire che ha la tua stessa passione ti spinge a giocare duro e sempre meglio. Sono felice di vedere tanti tifosi all’arena e mi piace un sacco quando fanno rumore".

Elisabetta Ferri