Valentino Rossi ha compiuto 36 anni: il padre Graziano racconta la storia di una leggenda

Il papà: "Il suo nome? Un regalo che volevo fare a un mio amico scomparso sperando che mio figlio diventasse come lui. E così è stato" FOTO

Valentino Rossi e il padre Graziano

Valentino Rossi e il padre Graziano

Pesaro, 16 febbraio 2015 - Graziano Rossi, grande anno il 1979, lei vinceva tre gran premi sulla 250 Morbidelli, arrivava terzo nel mondiale e nel pomeriggio del 16 febbraio...?

"Nasceva mio figlio"

Perché il nome Valentino?

«Era quello di un mio carissimo amico scomparso, quello che mi aveva portato alle moto».

E allora? 

«Era un regalo che volevo fare al mio amico sperando che mio figlio diventasse simile a lui».

E’ stato così?

«Sì, la stessa dolcezza».

Quanto pesava “Vale”?

«Più di tre chili, comunque pesava il giusto».

Era bello?

«Bellissimo come tutti i figli per i genitori ed era ancor più bello perché era il primo».

A che età gli ha messo il culetto sopra un motore?

«Subito, ma, sulle automobiline e i kart di plastica».

E che facevate?

«Andavamo sul piazzale della Berloni, legavo con una corda la sua macchinina dietro al mio motorino e lo trainavo mentre faceva i traversi e il controsterzo».

Quanti anni aveva?

"Forse manco due, me lo ricordo perché a due anni e mezzo ha avuto in regalo un motorino con le rotelle. Che ha tolto quasi subito».

Quando ha pensato che potesse diventare un pilota come lei?

«Come me ho sperato che non succedesse mai, avevo paura ai avviarlo ad uno sport così pericoloso».

Ma le cose andarono come dovevano andare...

«Sì, con l’anticipo di un anno, a 9 anni ebbe la licenza per i go kart, vinse qualche gara, ma poi arrivarono quelli grossi che costavano un sacco di soldi».

E allora?

«Meno male che arrivarono anche le minimoto, un giocattolo giapponese e lui si appassionò».

Il dio delle moto la aiutò: “Vale” era anche il suo “figlio prediletto".

«A quel punto mi sentii addosso meno responsabilità: avevo provato ad avviarlo alle quattro ruote, ma non avevo soldi per il go kart, quello era uno sport da ricchi».

Adesso le racconto una cosa: 1993, Circuito del Magione, un certo Valentino Rossi, anni 14 da Tavullia,debutta nel campionato esordienti su una Cagiva 125. Come andò? 

«Andò che cadde tre volte di fila».

Mica male... 

"Dopo la terza caduta mi ha guardato come per dirmi: ma babbo, noi dobbiamo fare questo sport qui?».

Quando ha pensato che era un grande?

«Il 9 luglio 2000 quando vinse il suo primo gran premio in 500 a Donington».

Ma aveva già vinto due titoli mondiali nella 125 e 250.

"E’ vero, ma per me i veri grandi campioni sono quelli che vincono in 500».

Gli ha mai dato o lui le ha mai chiesto consigli tecnici?

«A dieci anni doveva correre una gara di minimoto a Misano, era in pole e si era messo in griglia sulla destra, mi sono avvicinato e gli ho detto: meglio partire da  sinistra».

E lui?

"Mi disse: lascia fare a me».

Partì da sinistra?

«No, da destra. Fu il primo e l’ultimo consiglio che gli ho dato».

La vittoria di Valentino che lei ricorda di più?

«L’ultima».

Umanamente che effetto fa essere il padre di Valentino Rossi? 

«Non lo so, per quanto poco lo vedo».

Adesso lui è in montagna con la fidanzata. Lei gli ha già fatto gli auguri per il compleanno?

«Glieli ho fatti per San Valentino».

E cosa gli ha detto?

«Che sono innamorato di lui».