“Valentino Rossi l’invincibile, ecco il segreto”. Il padre: palestra, fidanzata e amici

“Tira tardi e si alza all’una, ma si allena come un matto” FOTO Il trionfo di Silverstone

Valentino Rossi con il padre Graziano quando il Dottore era bambino

Valentino Rossi con il padre Graziano quando il Dottore era bambino

Pesaro, 1 settembre 2015 - Trentasei anni, nove titoli mondiali e un’infinita di record. Ma il successo più bello quello che vale la leggenda, Valentino Rossi, sta provando a concretizzarlo, vittoria dopo vittoria, in questo motomondiale. Ha vinto a Silverstone (foto), sfidando la pioggia, ed è salito sul gradino più alto di un podio tutto italiano.

Un tassello fondamentale per riprendere lo scettro e per dire agli altri: «Dovete vedervela con me». Con sei gare ancora da correre il Dottore può riuscire a scrivere a caratteri cubitali il suo nome nella storia del motociclismo. Ma qual è il segreto del suo successo? Il padre Graziano racconta una giornata tipo del figlio e le vittorie si costruiscono anche così, soprattutto in casa.

Il dottor Claudio Costa che lo conosce meglio di altri, si sbilancia addirittura: «È immortale». D’altronde, vittorie a parte, Valentino è sempre riuscito a sorprendere, per la sua capacità di reagire ai momenti difficili (infortuni e sconfitte). Come solo i grandi campioni sanno fare.

 

Signor Graziano Rossi, mi racconti una tipo giornata di suo figlio Valentino. Come comincia?

«Comincia che per lui la mattina non esiste»

Cioè?

«Che per lui la giornata comincia verso l’una: prima non se ne parla nemmeno»

Praticamente scende dal letto e si siede a tavola. È un mangiatore?

«Potrei dire che mangia in modo e in quantità regolari, beve soprattutto acqua, forse qualche bicchiere di vino solo con gli amici del Ranch alla fine delle sedute d’allenamento quando il cuoco cucina carne alla brace per tutta la compagnia».

Cosa mangia in genere?

«Le solite cose di sempre, semplici e genuine»

Tipo la pasta col pane come faceva da ragazzo?

«Sempre, è un’abitudine che non ha mai abbandonato».

E che succede poi nel pomeriggio?

«Va in palestra tutti i giorni, con sedute che lo impegnano per qualche ora».

E gli allenamenti in moto?

«Il sabato, quando non ci sono le gare il giorno dopo, sulla pista del Ranch assieme agli amici e ai giovani piloti della Vr46 Riders Academy».

Negli altri giorni mai?

«In genere a metà settimana va, sempre con gli amici piloti, su qualche pista di cross sparsa qua e là nei dintorni».

E la sera?

«Continua a fare la sua vita normale, discoteca compresa, solo che adesso la fa insieme alla fidanzata».

Stessi orari notturni?

«Più o meno gli stessi di sempre, con gli amici che ormai hanno adattato il loro fuso orario a quello della coppia».

Anche il gruppo degli amici è sempre quello?

«La fede negli amici è una cosa fondamentale per lui, con molti di loro sta insieme fin dagli anni della scuola elementare».

Partecipa a molti impegni ufficiali?

«Direi proprio di no. Di quelli meno ne ha e meglio sta».

Lei lo vede spesso?

«In tre occasioni: in pista, da Micio, che è il suo barbiere fin da bambino, e in palestra».

Forse più che il padre Graziano è la mamma Stefania a vedere con maggiore continuità il figlio Valentino?

«Beh, siamo vicini di casa».

Allora viene a pranzo da lei?

«Il più delle volte sono io che gli porto da mangiare a casa sua. Più o meno segue una dieta mediterranea».

E le varie attività imprenditoriali che ha avviato a Tavullia?

«Ognuna di esse ha il suo responsabile diretto, lui si limita a tenersi aggiornato anche quotidianamente sul loro andamento. La sua vita continua ad essere quella da pilota».

Come gestisce i suoi impegni giornalieri?

«Lui è metodico e molto ordinato in tutto quello che fa. È sempre stato così».

La vita da fidanzato lo ha cambiato?

«Non credo, continua ad andare a ballare, ma con la fidanzata».

Come vede in generale la vita di questo suo figlio così importante e conosciuto in tutto il mondo?

«Come quella di uno che per quattro anni si prepara per andare alle Olimpiadi, solo che lui lo fa ogni anno da oltre vent’anni a questa parte. Ecco questo il paragone più appropriato».