Pesaresità e cuore Quanto basta per partire bene

Giorgio

Guidelli

Ovvietà a parte della vigilia (tipo: cabale, precedenti, menate varie sui derby e sportivamente obsoleto discorrendo), utilizzeremo questo colonnino per un pochino di considerazioni che stanno a cuore ai pesaresi di Pesaro, vera anima del Benelli e di questa squadra. La prima: che quest’anno torni a galla la passione vera, quello spirito che contraddistingue i gradoni della nostra città e del nostro stadio. Ok, si inizia in trasferta, come l’anno di San Mauro, quello mitico col ’Sass’. Ma già da una prima si può tastare il polso della passione. In questo senso, ci appelliamo al mister, pesarese non fuori ma dentro. Perché sia una guida spirituale di questi colori. Seconda considerazione: della serie C intesa come globale, ai pesaresi amanti del pallone vissino interessa relativamente. Alla città garba l’attaccamento alla maglia, al di là di ogni categoria. Ergo: i giocatori sentano questo senso di appartenenza. Di campionati anonimi è pieno il mondo del calcio. Se Pesaro è la Pesaro del calcio, lo deve anche a quegli elementi che hanno mostrato questo attaccamento. La lista è lunga ma, non sempre, le società che si sono succedute hanno rispettato questo attaccamento. Terza considerazione: non cominciamo a chiedere l’impossibile. Questa piazza è Pesaro. Camminiamo coi piedi per terra. Quarta considerazione: che ci torni la voglia, ma la voglia vera, di tornare a Pantano. Negli ultimi anni è stata pochina. Gli spettacoli non erano degni. Ecco, il ’Sass’ potrebbe farci tornare questa voglia incontrollabile d’una partita di serie C. Infine: in barba al calcio delle cifre e delle statistiche, recuperiamo il cuore. E guardiamo in campo con quello. Un calcio che non respira non è Pesaro. Che il messaggio arrivi dritto a quegli undici che oggi partono per Macerata.