Vis in frantumi nel giorno del derby Ancona la umilia, stadio in rivolta

Sconfitta storica che scatena l’ira dei tifosi contro squadra e tecnico, biancorossi mai in partita. Gara chiusa già dopo ventidue minuti sullo 0-3, gioco assente e gli ospiti vanno a nozze negli spazi

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VIS

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ANCONA MATELICA

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Vis Pesaro (3-4-1-2): Farroni; Manetta, Gavazzi, Cusumano; Saccani, Besea (1’ st Rossi), Acquadro, Rubin (1’ st Eleuteri); Marcandella (18’ st Tonso); Gucci (18’ st Silenzi), Cannavò (33’ st De Respinis). All. Banchini. A disp. Campani, Parrinello, Ferrini, Lombardi, Di Sabatino, Astrologo, Sanogo.

Ancona Matelica (4-3-3): Vitali, Tofanari (11’ st Noce), Masetti, Bianconi (37’ st Iotti), Maurizii; Delcarro, Papa (37’ st Ruani), D’Eramo (26’ st Sabattini); Rolfini, Faggioli, Sereni (37’ st Pecci). All. Colavitto. A disp. Avella, Di Renzo, Moretti, Vrioni, Del Sole.

Arbitro: Turrini di Firenze.

Reti: 12’ pt Delcarro, 18’ pt Sereni, 22’ pt Faggioli, 17’ st Rolfini.

Note: pomeriggio mite, spettatori 1.929 (459 ospiti); paganti 1.517, abbonati 412, incasso 13.000 euro; ammoniti Gavazzi Acquadro, Rubin, Besea, Vitali, Masetti; angoli 6-1; rec. 3’ + 4’.

Triste, solitario y final. E traumatico. Il derby che chiude mestamente la stagione vissina vede la rabbia scomposta prevalere sulla malinconia. Quella dei tifosi traditi e umiliati, più della squadra sul campo. Perché la botta è enorme. La peggiore sconfitta della stagione, la peggiore nella storia delle sfide coi dorici, nel giorno più atteso. E’ successo altre volte: quando lo stadio torna a riempirsi, la squadra delude le aspettative. Stavolta di più: lo ha fatto spianando subito la strada al nemico, facendosi crivellare di colpi, ingigantendo i propri difetti ed esaltando i meriti altrui.

L’Ancona torna a vincere a Pesaro dopo 42 anni: tutti a segno i bomber, più l’incursore Delcarro che squarcia la partita. Sommando l’andata, fa 7-1. Basta e avanza a designare chi ha diritto ai playoff non da comparsa. La Vis li avrebbe voluti come ciliegina, ma per come ha chiuso la stagione è bene finirla qui, dopo tanto strazio. Le bordate di fischi finali, la dura contestazione sotto la curva, raccontano di fratture insanabili e annunciano possibili ripensamenti societari. Marco Banchini in questo momento è l’uomo più solitario.

Il campo ha parlato chiaro: da una parte organizzazione, principi di gioco, tempi di pressing (solo nelle zone calde), velocità di pensiero e di esecuzione; dall’altra impacci e improvvisazione. La Vis ha preteso di aggredire, l’ha fatto lasciando enormi buchi e all’Ancona non è parso vero. Esemplare il primo gol: palla buttata di Cusumano, Masetti che innesca Delcarro il quale si beve un Besea fuori posizione, salta anche Gavazzi e fulmina Farroni. Il secondo è una punizione furba e veloce per Rolfini che innesca Tofanari il quale offre l’assist a centro area a Sereni. Il terzo è un’altra palla rubata in pressing, sulla macchinosa costruzione vissina: l’ex D’Eramo la soffia a Marcandella e conclude, Farroni respinge sui piedi di Faggioli segna il suo 14° gol. Il quarto quasi in fotocopia: la pressione è di Delcarro su Acquadro, dopodiché D’Eramo imbuca per Rolfini e il trionfo è completato, mentre la curva dorica si bea dei ‘4 moscioli’ recapitati ai cugini. Tre tiri tre gol nel primo tempo esemplare dei dorici. Per la Vis un palo di Marcandella a disastro già combinato.

Nella ripresa altre due conclusioni ospiti: un gol e un quasi gol (negato da Farroni a Sereni). Per la Vis una salva di conclusioni a lato (Cannavò generoso ma individualista, Saccani disperante nelle sue incompiute) e un paio di telefonate a Vitali. Banchini ha messo in campo un Gucci giù di tono dopo due mesi di assenza, un Rubin a fine corsa, un Besea incapace di far filtro. Ma una assenza è stata decisiva: il gioco. La Vis chiude con 56 gol al passivo e la peggior differenza reti del girone: - 21. E voleva andare ai playoff.