Vis, l’ultimatum di Bosco: "Un anno cruciale"

Il presidente biancorosso incontra i tifosi in tribuna: "Ultime chanche per farvi affezionare alla squadra". E poi parla del futuro Benelli

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Doveva essere un incontro per pochi intimi, quei gruppi organizzati che, numeri alla mano, sono ossatura, cultura e voce della Prato. Poi però all’ombra del “Benelli” a ritrovarsi è stato un tifo eterogeneo (per età e vissuto), mosso da visioni contrastanti, motivato dalla voglia di confrontarsi col presidente Bosco. Già, perché la tavola rotonda di Pantano è stata forse la prima occasione di dialogo tra le parti. Momenti tanto rari quanto necessari, “da replicare almeno altre due volte”, come sottolinea Paolo Eusebi. A conti fatti, ci sono tutti: Bosco e il co-presidente Ferri, l’uomo marketing Amadori, il direttore dell’area tecnica Menga, le frange del tifo e tanti supporter attempati, capaci di sfidare il caldo a colpi di pedale e di crema solare.

Perché la Vis è patrimonio condiviso, immaginario comune, microchip emozionale, pungolo e passione. La stessa che, in fondo, muove anche patron Bosco. Se è vero che oggi nessuno è disposto a sborsare soldi senza un ritorno di qualche genere, la società di via Simoncelli sembra avere le idee chiare. Un fatto: la Vis ragiona prima di tutto in termini reputazionali, perché c’è una credibilità da (ri)comporre e innestare. Bosco, camicia fucsia e piglio sicuro da imprenditore, non dribbla domande e considerazioni. Certo, il viso tradisce un filo di imbarazzo quando parla di un Farroni invaso da richieste da B e alta Serie C, e che senza un progetto serio "se ne sarebbe andato già a maggio". Tant’è qualcuno si chiede quale sia il futuro della porta vissina, perché Farroni potrebbe anche lasciare il biancorosso. E sarebbe un buco da tappare subito. Per dare basi solide a “un anno cruciale”, come lo definisce il patron, in cui ci in campo ci saranno "le ultime chance per farvi affezionare alla Vis: offrivi uno spettacolo decente con una squadra che sappia giocare e far divertire". Tradotto: se la città non dovesse rispondere con abbonamenti ed entusiasmo, Bosco potrebbe riflettere sul senso del suo impegno a Pesaro. E giù di appelli accorati tra i tifosi per riempire lo stadio, anche se qualcuno si chiede come ci si possa riuscire in un “Benelli” vetusto e inospitale.

Polemica trasversale e rumorosa, è vero, ma ci si accorge subito della sua fondatezza perché l’impatto visivo dello stadio, da seduti sui seggiolini (tutt’altro che comodi) della tribuna centrale, è poco confortante. La vis polemica di Bosco però è più un fiume in piena che il lavoro di un pittore puntinista. Forse con una certa visione strategica, per smuovere l’opinione pubblica pesarese: "Per molti di voi è più bello vincere un campionato in D che lottare e soffrire in C – puntualizza -. Ciò è molto lontano dalla mia natura. Dobbiamo cercare di migliorare, altrimenti la mia ambizione non si sposa con le intenzioni della città". Il quadro si fa sempre più chiaro, Bosco mette le mani avanti e si sofferma sul tema stadio. Tra abbassamento e allungamento e copertura della Prato, così come il rifacimento del manto erboso. Se il Comune ha fatto sapere che "le risorse economiche per fare tutto non ci sono", Bosco assicura come si cercherà di trovare le risorse il prima possibile. Il tema smuove i tifosi e si vede. Alla fine si rifarà il campo, avvicinandolo di qualche metro alla tribuna centrale.

Riccardo Spendolini