Vuelle, Delfino: "Inseguo il titolo a 40 anni"

Oggi Carlos sfida gli Usa in semifinale con l’Argentina: "Possiamo farcela, poi ci aspetta il Brasile. Giocare in Nazionale fa bene al cuore"

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Delfino, quali emozioni da quest’avventura con la Nazionale?

"Un’esperienza bellissima, per ora stiamo vincendo ed è quello che conta. E’ stato un raduno lungo e anche strano - racconta Carlos -, con in mezzo un cambio di allenatore che non ci aspettavamo, da Nestor Garcia a Pablo Prigioni, alla vigilia dell’Americup. Ora inizia il duro, stasera affrontiamo gli Stati Uniti e poi, se tutto va bene, credo che in finale domani troveremo il Brasile: siamo i predestinati di questa manifestazione".

Un’America battibile?

"Sempre da rispettare ma abbordabile per noi, visto che siamo al completo. Nel roster degli Usa ci sono un paio di giocatori più conosciuti come Norris Cole e Jeremy Pargo, e altri che invece militano in G-League. Io penso che ce la possiamo fare".

L’accoglienza che ricevi è eccezionale ovunque, te l’aspettavi?

"Il grande affetto che mi arriva addosso mi rende felicissimo: indossare la maglia della Nazionale fa bene al cuore. Ho fatto tanto per rivivere queste emozioni, non è un Mondiale nè un’Olimpiade ma sarebbe fantastico vincere un titolo a quarant’anni".

Sarà l’ultima apparizione con la maglia albiceleste?

"A quest’età non sai mai quando sarà l’ultima, non ci penso. Non siamo ancora qualificati per i Mondiali, magari la finestra di novembre, chissà...".

I tifosi pesaresi ti stanno seguendo, vuoi dire loro qualcosa?

"Prima di tutto li ringrazio per i tantissimi auguri di compleanno ricevuti. Me ne sono arrivati persino dai vecchi compagni e poi il video della squadra mi ha commosso. Seguo le vicende della Vuelle, lì c’è mio fratello Lucio che mi racconta tutto, poi leggo le rassegne stampa, insomma sono informato".

Tutti sono preoccupati che tornerai stanco...

"Bè certo, fresco non sono in questo momento! Sarà l’età, sarà che giochiamo quasi tutti i giorni. Poi - rivela il capitano - a giugno con il dottor Zini e il dottor Benelli abbiamo fatto un trattamento con le cellule staminali al ginocchio e alla caviglia che mi facevano male, devo dire che ha funzionato anche se adesso comincio ad essere un po’ indolenzito. Ci vorrà un po’ di riposo quando sarà finita l’Americup, ma devo ancora parlare con la società per quantificarlo".

Conoscere Repesa e anche chi condurrà la squadra in regia è un vantaggio, no?

"Ah certo, il sistema di Jasmin lo conosco a memoria: l’ultima volta che ci siamo sentiti con il coach ho avvertito il suo desiderio di fare un lavoro di qualità che garantisca una partenza solida e credo che ci siano le condizioni perché questo avvenga. Non ho ancora conosciuto tutti i nuovi compagni e questo mi dispiace. Sono contento però di ritrovare sia Davide che Matteo, due grandi lavoratori che ce la mettono sempre tutta e meritano la responsabilità che gli è stata data. Fra l’altro si completano bene fra loro e hanno ancora dei margini di crescita, possono rappresentare il futuro di Pesaro".

Elisabetta Ferri